Chiamati a perdonare perché Dio fa così con noi
Commento al Vangelo di don Gianluca Bracalante
“Perdonare il perdonabile, il veniale, lo scusabile, ciò che si può sempre perdonare, non è perdonare. Il perdono prende senso, cioè trova la sua possibilità di perdono, proprio là dove è chiamato a fare l’impossibile, a perdonare l’imperdonabile”.
Questa frase di uno dei più grandi filosofi del novecento francese Jaques Derrida ci introduce al Vangelo di questa XXIV domenica del Tempo Ordinario.
La Parola di Dio ci ricorda che ognuno di noi di fronte all’Eterno è debitore, è mancante, è peccatore, è fragile ma il Dio di Gesù Cristo è sempre pronto a perdonare.
Fare questa esperienza [di essere perdonati]ci deve portare ad avere uno sguardo di misericordia sugli altri. Purtroppo questo non avviene. Siamo un po’ tutti come il personaggio della parabola del Vangelo che gode del condono totale del proprio debito ma è spietato nei confronti di chi è nella sua situazione precedente.
Perché devo perdonare? Perché devo rimettere il debito? Perché cancellare l’offesa di mio fratello? La risposta è molto semplice: perché così fa Dio con me.
Il cristianesimo è tutto qui: rispondere al male, all’odio, al rancore, a tutti questi veleni del cuore con il perdono, con la preghiera, con l’amore.
Noi pur di non impegnarci in questo ci siamo costruiti una religiosità parallela al Vangelo, illudendoci che essere buoni cristiani significa andare a Messa, pregare il rosario, fare i primi venerdì del mese, appartenere a qualche movimento, non perdersi nessun pellegrinaggio o processione ma poi non siamo disposti a perdonare nessuno, anzi siamo pieni di odio e rancore nel cuore.
Quante persone in chiesa si siedono lontano dalla persona con cui non parla, di cui nutre gelosia? Quanti fedeli spargono zizzania in parrocchia per mettere divisione? Quante persone si mettono in fila per fare la comunione ma non sono in comunione con il padre, la madre, i figli, i fratelli?
A questo proposito aveva ragione un grande mistico del Novecento che affermava che quando assumo questo atteggiamento: “ho solo mangiato tante ostie ma non ho mai vissuto la comunione”.
Chiediamo allo Spirito Santo di fare esperienza che il nostro limite, la nostra fragilità è perdonata e noi dobbiamo fare lo stesso. Non occorrono molte parole di fronte a questo brano, occorre impegnarsi per essere adulti nella fede. Solo così potremmo pregare con le parole del Padre Nostro.
“Quante volte, o Signore, ho provato a perdonare offese e umiliazioni, e quante volte sono stato tentato di dire: ora basta. Mi sono rifatto alla legge del taglione pensando di difendermi da offese e umiliazioni. Il confronto con te e con la tua Parola mi ha spinto ad essere generoso con te che non fai il contabile del perdono.
Non è il nostro perdonare che ci merita il tuo perdono, ma la misericordia ricevuta ci apre il cuore a donare il perdono. Solo l’uomo stolto non perdona il fratello e il rancore che ha nel cuore lo distrugge.
La giustizia è veramente tale quando è mitigata dalla misericordia che non eccede nei castighi ed è larga nei premi. Mai ti imitiamo tanto come quando perdoniamo. Chi non perdona al fratello non viene perdonato da te. Aiutami, o Signore, a misurare il fratello con la bilancia della croce, perché allora vincerà la misericordia”.
Don Gianluca Bracalante