“Beata colei che ha creduto”
Commento al Vangelo di Don Giovanni Boezzi
Maria va «in fretta» a visitare Elisabetta, non certo mossa da ansia o incertezza, ma da gioia e premura.
Il saluto ebraico è shalom, pace! Maria augura, promette e porta a questa casa la pace, segno della visita del Signore. Maria per la sua fede nella Parola, porta in sé la beatitudine di quel dono che è Dio stesso. Elisabetta trasalisce: riconosce in lei la realtà di ogni promessa. Cessa l’attesa, cessano i preparativi. Inizia la gioia e risuona il grido dell’arrivo dello sposo. È nel NT, cioè in Maria, che Israele sussulta, esulta e si ritrova. Alla presenza di Maria, sussultano le viscere di Elisabetta. I due bambini si riconoscono prima delle rispettive madri, che pur si conoscevano bene! Esso è prima vissuto nell’esultanza oggettiva delle viscere e poi celebrato dal cuore e dalla bocca delle due donne. Per questo grande dono Elisabetta grida a gran voce la sua gioia incontenibile che si esprime in una duplice benedizione. Innanzitutto benedice Maria, per la sua obbedienza alla Parola e poi benedice il frutto delle sue viscere, radice di ogni benedizione. Al grido di benedizione per il dono ricevuto, si accompagna il senso di meraviglia: come mai a me questa grazia? La visita del Signore, se è del Signore, evidenzia la nostra indegnità. Invece di orgoglio, provoca umiltà. L’umiltà e la gioia accompagnano sempre la conoscenza e l’amore di Dio.
Elisabetta infine chiama «beata» Maria perché ha creduto nell’adempimento della parola del Signore. È la prima beatitudine, quella fondamentale: la fede nella promessa, che permette al Signore di vivere «oggi» nel credente che lo ascolta. La fede di Maria, senza aver visto, rende visibile ciò che viene creduto. Tipico del dinamismo della fede è che l’ascolto precede la visione. La Parola va accolta come essa veramente è, quale «parola di Dio che opera in voi che credete» (1Ts 2,13). Nulla ostacola di più satana che quest’accoglienza della Parola (cf. 8,12). È per questa fede che è generato il Salvatore.
Il Magnificat è un compendio di storia della salvezza, che descrive l’azione di Dio. La prima parte è il rendimento di grazie di Maria per ciò che Dio ha compiuto in lei (vv. 46-50). La seconda parte estende a tutti gli uomini l’azione che Dio in lei ha compiuto, descritta con sette affermazioni (vv. 51-56).
Questo canto, anticipato da Maria, è il frutto maturo dell’ascolto di fede, in cui si svela compiutamente il senso della creazione e della storia.