Amare è regnare
(Commento al Vangelo di don Nicola Florio)
La festa di Cristo Re fu introdotta da Papa Pio XI al termine del giubileo 1925. In un tempo incerto, come quello che stiamo vivendo, pensare a Cristo come nostro Re significa innanzitutto confidare in una presenza stabile ed affidabile sulla quale possiamo costruire la nostra esistenza.
Il Vangelo scelto per questa domenica pone a confronto Pilato, rappresentante del potere politico e militare, e Gesù il cui Regno non appartiene a questo mondo e, dunque, non è da intendere con la logica di questo mondo.
La regalità di Cristo non è imposta con la forza delle armi, non difende dei privilegi e degli interessi, non si esercita con la costrizione, non ha bisogno di esibire segni particolari di ricchezza.
Appare disarmata perché si manifesta attraverso l’amore e l’amore autentico appare sempre così. Sembra perdente perché in ogni caso preferisce soffrire che far soffrire, donarsi piuttosto che pretendere, sacrificarsi invece di chiedere il sacrificio altrui.
La regalità di Cristo, in sintesi, è la regalità dell’amore. Chi ama regna con Cristo!
Noi siamo disposti a credere a questa regalità? Siamo pronti ad affidare la nostra esistenza a questo re?
Cristo è Re per aiutarmi a capire chi sono, per aiutarmi a togliere tutte le maschere che posso indossare, per aiutarmi a vivere in pienezza la mia storia potendo assomigliare a Lui.
Permettere a Cristo di regnare nella mia vita, significa lasciarmi guidare dal suo Vangelo affinché rischiari i miei pensieri, orienti le mie scelte, riscaldi il mio cuore, converta le mie azioni. Significa non permettere a nessun altro e a nient’altro (abitudini negative, vizi, peccati…) di dominare la mia vita.
Se Cristo regna nella mia vita, il suo Regno continuerà a diffondersi nella storia: regnando nelle coscienze, regnerà anche nelle comunità cristiane; regnando nelle comunità cristiane, regnerà anche nella società. E, forse, riusciremo a costruire insieme la civiltà dell’amore.