Al convegno dei catechisti di Atri sono riecheggiate le parole: “Chi non arde non incendia”
Grazie a don Gilberto Ruzzi (direttore dell’ufficio catechistico regionale) e all’ ufficio catechistico regionale della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana per questa intensa e arricchente giornata formativa
“Chi non arde non incendia” sono le parole di Santa Maddalena di Canossa riproposte da Alessandra De Luca, una delle guide di riferimento per uno dei 10 laboratori che hanno dato vita al convegno regionale Abruzzo e Molise che si è svolto ad Atri sabato 5 ottobre 2024.
Può un/una catechista far infiammare il cuore di un bambino/ragazzo/giovane/adulto se non arde in primis lui/lei stesso? Fuoco alimenta altro fuoco. Infiammati, collaborativi, coinvolgenti e creativi sono stati i messaggi clou del convegno organizzato dall’ufficio catechistico regionale della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana, dal titolo ‘Il catechista, testimone e comunicatore della bellezza del Vangelo’, che era stato celebrato, nel suo primo momento, a Lanciano il 13 aprile 2024.
Un convegno fuori dalle righe molto esperienziale è stato quanto hanno vissuto circa 500 catechisti provenienti dalle diverse realtà dell’ Abruzzo e del Molise.
Un canto di invocazione allo Spirito Santo ha dato il la alla giornata dedicata ad alimentare la fiamma del catechista abruzzese e molisano nella splendida cattedrale Santa Maria Assunta di Atri. Dopo la preghiera iniziale e i saluti istituzionali i catechisti suddivisi in 10 gruppi corrispondenti a uno dei 10 laboratori scelti in sede di iscrizione:
- Catechesi narrativa
- Catechesi e disabilità
- Musica, canto e catechesi
- I sensi nella liturgia (don Ettore Luciani
- Come argilla nelle tue mani. Catechesi biblico-sensoriale
- Il linguaggio simbolico-liturgico
- Catechesi con l’arte
- “Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo” Catechesi biblico-sensoriale
- La storia del pane. Catechesi biblico-sensoriale
Ad animare i laboratori persone con un carisma particolare: don Francesco Vanotti, suor Veronica Donatello, prof.ssa Alessandra De Luca e il prof. Francesco Marranzino, don Ettore Luciani, prof. Marco Tibaldi, don Nicola Fioriti, don Gilberto Ruzzi, dott. Carmine Marino, sr. Annamaria Passiatore. Ogni laboratorio è stato altamente formativo e ha rappresentato un cambio di prospettiva.
Solo per dare una idea di cosa sia significato il convegno dal tema “Il catechista, testimone e comunicatore della bellezza del Vangelo, i partecipanti al laboratorio di Musica, canto e catechesi, si sono suddivisi in ulteriori gruppi e dopo aver ricevuto delle linee guida, ogni gruppo doveva creare o un testo per un canto, o un canto liturgico, o una melodia o ideare la storia di uno spettacolo da poter mettere in scena. Sono venuti fuori dei bei lavori inimmaginabili creati con il supporto di tutti. L’idea dell’uno si agganciava all’idea dell’altro e diventava un tutt’uno.
“Se vi siete divertiti voi che siete adulti figuriamoci quanto può piacere un lavoro del genere ai bambini e ai ragazzi a cui fate catechesi” ha affermato Alessandra De Luca, autrice dei canti “Re di Gloria”, “Destinati all’eternità”, davanti a questo amore”, “Mi perdo nel Tuo amore”.
Ad animare il laboratorio insieme ad Alessandra c’era anche il marito Francesco Marranzino, anche lui musicista. Ascoltare questa coppia di sposi con una intesa spirituale, umana e musicale parlare del mondo dei ragazzi di oggi e di come si potrebbe, in controtendenza a quello che è il mondo di oggi, proporre bellezza in ogni modo partendo dal Vangelo è stato qualcosa di incredibile.
Tutta l’assemblea è chiamata a partecipare al canto: “Siamo stati ammoniti di cantare al Signore un cantico nuovo. L’uomo nuovo sa qual è il cantico nuovo. Il cantare è espressione di gioia, e, se pensiamo a ciò con un po’ più di attenzione, è espressione di amore. Perciò colui che sa amare la nuova vita, conosce anche un cantico nuovo.
La Prof.ssa De Luca ha riportato il racconto di papa Luciani: «A Canale io sono stato fanciullo di famiglia povera. Ma quando, entrando in chiesa, sentivo l’organo suonare a piene canne, dimenticavo i miei poveri abiti, avevo l’impressione che l’organo salutasse particolarmente me e i miei piccoli compagni come altrettanti principi. Di qui la prima, vaga intuizione, diventata in seguito certezza convinta, che la Chiesa cattolica non è solo qualcosa di grande, ma che fa grandi anche i piccoli e i poveri, onorandoli e innalzandoli» (A. Luciani, In occasione del restauro dell’organo della chiesa di Canale d’Agordo, in Opera Omnia, Vol. 9, EMP, Padua 1989, p. 457).