Affrontare i lupi.
XIV° settimana del Tempo Ordinario – Venerdì
Commento al Vangelo – Mt 10, 16-23
A cura di don Giovanni Boezzi
Commento al Vangelo odierno di don Franco Mastrolonardo.
L’ andar come pecore in mezzo ai lupi del Vangelo mi fa venir alla mente la figura pittoresca di don Abbondio, che, come abbiamo sentito, non era affatto un cuor di leone. Infatti, l’associazione alla sua figura non è certo per prenderlo d’esempio, quanto per cercar di capire cosa scatta in un fifone quando si tratta di affrontare i lupi.
Se ricordate e conoscete la storia, il Cardinal Federigo Borromeo venuto a sapere del matrimonio mancato e delle disavventure di Renzo e Lucia convoca il parroco dei due promessi sposi, il quale si era sottratto meschinamente ai doveri del suo ministero per paura di perdere la vita, come giustifica lui stesso. Borromeo a quel punto sgrida don Abbondio che non avrebbe dovuto abbracciare il sacerdozio se non ha quel coraggio che gli è così necessario, ma che in ogni caso avrebbe potuto implorarlo e ottenerlo da Dio, proprio come i molti martiri che hanno affrontato la morte traendo la forza dall’ispirazione divina e che, certo, non erano meno attaccati alla vita di quanto non sia lui. E conclude: Non v’ha avvertito che vi mandava come agnello in mezzo ai lupi?
Chissà quale risonanza ha avuto questa citazione nel cuore di don Abbondio, di un pastore, di un discepolo prediletto come è ogni sacerdote. Da come si muoverà nei capitoli successivi non ci pare abbia dato una scossa di conversione quel rimprovero del Cardinale. D’altronde il curato del Manzoni aveva per la testa questa idea depressiva: se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare. Idea certamente antievangelica. Il coraggio anche se non lo abbiamo per natura, ci giunge per grazia. Il coraggio arriva per la fede e oggi più che mai abbiamo bisogno di uomini coraggiosi.
La sorella del giudice Giovanni Falcone, Maria, in una lettera al cardinale Pappalardo si augurava che nella Chiesa cattolica ci fosse qualche don Abbondio in meno e qualche fra’ Cristoforo in più. È l’augurio che ci facciamo per ciascuno di noi.
Oggi prego con il Salmo 36.
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Dal vangelo secondo Matteo (10, 16-23)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».