Generazione Zeta
Rubrica della famiglia a cura della Dott.ssa Ivana De Leonardis
Se hai un figlio adolescente, allora hai in casa un Gen Z.
No, non è un esemplare di alieno, anche se qualche volta ai tuoi occhi può sembrarlo. E’ semplicemente tuo figlio! Con il termine di Generazione Zeta, abbreviato Gen Z, si intendono, infatti, i ragazzi nati tra la fine degli anni ’90 e il 2010. E’ una definizione coniata da alcune agenzie di marketing per individuare caratteristiche e gusti di questa fascia di popolazione, che in tutto il mondo rappresenta circa 2 miliardi di persone.
I ragazzi della Generazione Zeta sono i veri nativi digitali, hanno la tecnologia nel loro Dna e per questo sono definiti anche I-generation, per la loro familiarità con l’High-Tec.
Non conoscono com’era il mondo prima dell’avvento di Internet e dei social. Sono iper-connessi e multitasking, sanno infatti utilizzare fino a 5 dispositivi digitali contemporaneamente. Se agli occhi di un adulto questa modalità può rappresentare una distrazione, in realtà si tratta della stessa abilità che hanno le mamme quando lavorano al pc, cucinano e parlano al telefono contemporaneamente. È un’attenzione spalmata su più fronti, con tutti i suoi vantaggi e svantaggi.
Hanno accesso a migliaia di informazioni in un clic, prediligono la velocità alla riflessione, per cui cercano risposte rapide a scapito di ricerche più approfondite ma più faticose e amano i servizi on-demand, ossia a richiesta.
Hanno mediamente una soglia di attenzione di appena 8 secondi, dovuta alla sempre maggiore velocità di connessioni a cui sono continuamente esposti e di questo ce ne accorgiamo quando desideriamo dire loro qualcosa ma dopo pochissimo tempo ce li siamo già persi.
L’avvento dei social ha profondamente cambiato il loro modo di socializzare e di comunicare. Considerano Facebook un social da “vecchi” e non è un caso che ormai sia utilizzato esclusivamente dai loro genitori. Si sono riversati su Instagram e su TikTok, in cui si predilige un linguaggio visuale (foto, video) più immediato e con contenuti di breve durata.
Il problema è che anche i loro genitori adesso sono lì e allora sicuramente i ragazzi tra un po’ migreranno da un’altra parte, alla ricerca di uno spazio tutto loro.
Per entrare in relazione con gli adolescenti, non possiamo prescindere da questi dati. Chiedere ad un adolescente di oggi di rinunciare a Internet o ai social, sarebbe come chiedere ai suoi genitori di rinunciare all’uso dell’energia elettrica. Impossibile. Del resto, se gli adolescenti sono i nativi digitali, noi adulti potremmo definirci degli “adottivi digitali”. La tecnologia e i social sono entrati anche nelle nostre vite a pieno regime, tanto come strumenti di lavoro, quanto per il divertimento o la socializzazione.
Allora non si tratta né di demonizzare né di iper-valutare questi strumenti. Si tratta di saperli integrare nelle nostre vite in modo consapevole. Per restare nella metafora dell’uso dell’energia elettrica, possiamo scegliere quando è buono per noi “tenere la luce accesa e quando spegnarla” e trasmettere questa consapevolezza anche ai ragazzi.
Che regolare l’utilizzo dei dispositivi digitali da parte dei ragazzi sia cosa difficile ed estenuante, è una verità! Ma è anche vero che non è questione che si possa improvvisare da un giorno all’altro. E’ una scelta che comincia da molto tempo prima, da quando sono ancora piccoli e si preferisce mettere in mano a un bambino un tablet per distrarlo da un capriccio, piuttosto che spendere del tempo con lui per calmarlo. Se la fretta e lo stress diventano ciò che regola la quotidianità di noi genitori e ci spingono a cercare la soluzione comoda e veloce, ecco che diventa difficile chiedere poi ai nostri figli che si fermino 10 minuti per parlare con noi quando saranno più grandi.
Anche rispetto all’uso dei social, proviamo a chiederci: quanto il mondo degli adulti di oggi somiglia a quello degli adolescenti? Quanto tempo dedicano anche “i grandi” a postare foto, scrivere commenti, realizzare storie su Instagram o Whatsapp? Chi di noi non ha realizzato un video della prima recita del proprio figlio o del suo primo tuffo in piscina per mostrarlo, orgoglioso, ai propri amici social?
Se la linea di confine tra mondo adulto e mondo adolescenziale di oggi è sicuramente meno marcata di un tempo, dall’altro lato rimane sempre forte il desiderio di coltivare le relazioni familiari e il bisogno di attenzione reciproca.
E allora, stabilire da subito piccole regole condivise, individuare spazi e momenti della giornata in cui NESSUN componente della famiglia sia connesso ad uno smartphone, può essere già un primo passo per evitare che si sia sempre “con gli occhi altrove” e non sulle persone che si hanno intorno.
Se fossimo capaci di riconoscere che, seppure in ambiti diversi, la Rete ha “catturato” anche noi adulti, forse potremmo accogliere la Generazione Zeta sentendola meno aliena e più figlia.
Dott.ssa Ivana de Leonardis – Consulente Familiare®