Oltre le debolezze e le colpe
I° settimana di Quaresima – Venerdì
Commento al Vangelo di Matteo 5,20-26
A cura di Don Giovanni Boezzi
Carissimi, dopo la sottolineatura offerta da Ezechiele nella prima lettura, il tema della giustizia torna anche nel Vangelo: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei…». Essere giusti, nell’ottica di Dio, significa guardare, come fa lui, oltre le debolezze e le colpe, proprie e altrui. Incontriamo spesso individui che attribuiscono agli altri i mali del mondo, forse a volte anche noi ci trasformiamo in accusatori. Chiediamoci allora: abbiamo rinunciato a combattere il male come scribi e farisei? La fame della giustizia di Dio occorre desiderarla, volerla a ogni costo. Come possiamo pregare e chiedere al Padre «il pane quotidiano», se non abbiamo quotidianamente fame di quel pane che è la giustizia di Dio, se non siamo angosciati positivamente nel nostro intimo dalla costruzione del suo Regno? Questa fame di giustizia si traduce poi in fame degli uomini: «Fame di cibo, fame di un tetto, fame di un letto…per morire» (Santa Teresa di Calcutta). Tutto questo è riconducibile alla fame di amore, al desiderio e all’impegno di prendere su di sé la fame e la sete del mondo intero. «Ho sete», ci dice Gesù dalla croce: non possiamo far finta di niente, è la giustizia di Dio che ce lo chiede.
Oggi prego con il Salmo 129.
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Dal Vangelo secondo Matteo (5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».