Il sapore e la luce di Cristo
Terza settimana del Tempo Ordinario – Giovedì
S. Tommaso d’Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa – MEMORIA
Commento al Vangelo di Matteo 5,13-19
A cura di Don Giovanni Boezzi
Carissimi, il sale dà sapore e preserva dalla corruzione; inoltre è simbolo di sapienza, amicizia e disponibilità al sacrificio. La comunità è sale quando ha il sapore delle beatitudini. Esse ci danno il nostro sapere e sapore, ci preservano dalla corruzione, ci danno sapienza, capacità di amicizia, disponibilità a pagarne i costi: sono la nostra identità di fili del Padre.
La nostra identità è «sale della terra»: da senso non solo alla nostra esistenza personale, ma a quella di ogni uomo. La vita filiale e fraterna è per tutti il sapore stesso della vita. Se uno non è figlio e fratello di nessuno, semplicemente non è.
È facile perdere il sapore di Cristo, che è saper dare la vita in amore e umiltà. «Per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà» (24,12). Il seme della Parola che ci fa figli può non attecchire, può essiccare appena attecchito, può essere soffocato dopo essere cresciuto (13,18-22). La sapienza mondana non è quella della croce. In ciascuno di noi è grande la lotta tra la sapienza dell’amore e quella dell’egoismo. Il discepolo che non ha il sapore di Cristo non vale a nulla, e non serve a nessuno.
Gesù è visto da Matteo come il sorgere di una grande luce su quanti abitano nelle tenebre e nell’ombra di morte (4,12-17). In lui siamo illuminati, veniamo alla luce della nostra realtà, nasciamo come figli. E chi è illuminato, a sua volta, fa luce agli altri.
Ciò che da sapore alla terra illumina il mondo, facendone vedere la bellezza. La parola «mondo» significa ordine, struttura, bellezza. Nel NT ha una connotazione negativa. Infatti «questo» mondo è strutturato sulla brama di avere, di potere e di apparire (1Gv 2,16), con il suo ingannevole fascino che lo fa sembrare buono, bello e desiderabile (Gen 3,6). La vita filiale fa cadere l’inganno, e gli ridà la verità del suo splendore.
(Silvano Fausti, Una comunità legge il Vangelo di Matteo, EDB 2020)
Oggi prego con il Salmo 112.
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Dal Vangelo secondo Matteo (5,13-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli».