Le Clarisse si raccontano ai ragazzi delle medie dell’Acr
Un’esperienza viva è quella che hanno vissuto i ragazzi delle medie dell’Azione Cattolica Ragazzi della parrocchia San Nicola Vescovo sabato 23 gennaio grazie alle Clarisse del monastero di San Severino Marche. La madre badessa insieme ad altre tre suore si sono collegate per raccontarsi e rispondere alle domande e alle curiosità dei ragazzi sul mondo della vita da suore. Florin Rossi, dopo le dovute presentazioni, ha evidenziato che la scelta del monachesimo e quindi del dedicare la propria vita a Dio è una scelta d’amore. Il bellissimo sorriso delle monache che hanno incontrato i ragazzi ne è una grande testimonianza.
L’incontro è stato pensato con due grandi momenti: domande alle suore e colloquio sulla “Pace.
“Chi era Dio per voi all’età delle medie?” è stata la prima domanda posta alle suore clarisse. Suor Francesca ha risposto: “Era Colui che mi faceva conoscere e incontrare gli amici all’oratorio e che sono poi divenute le amicizie più importanti della mia vita“.
Con il susseguirsi delle domande, i ragazzi hanno fatto venir fuori questo quadro sulla vita di queste donne. La vita delle suore clarisse, partendo dall’esempio di San Francesco e santa Chiara, è un itinerario d’amore basato sulla fraternità, preghiera e povertà. “I poveri per vivere hanno bisogno di lavorare. E noi produciamo le ostie che poi vengono consacrate dai sacerdoti durante le celebrazioni eucaristiche.”
La vita in un monastero è come in una casa: ognuno ha un compito da svolgere, per alcune cose si fanno i turni e per altre ci sono sorelle che si dedicano di più ad alcuni compiti. Per esempio ci sono delle sorelle che si occupano di gestire il sito e la pagina Facebbok del monastero.
Il monastero non è una caserma ci sono dei momenti scanditi dalla condivisione e dalla preghiera e poi ognuna sceglie. Ma questi sono dei momenti pieni di bellezza e non sono un peso. La madre badessa ha un po’ il compito di ogni mamma: tenere unita la famiglia e far sì che ognuna si senta in comunione con le altre. E’ il punto di riferimento di tutte anche se cammina insieme alle altre.
Mangiano letteralmente “quello che passa il convento” ossia tutto ciò che c’è. Anche l’uso di internet ha una dimensione comunitaria ossia insieme: non c’è mio e tuo.
Uno dei ragazzi, Federico ha consigliato di raccontarsi tramite i social come stavano facendo in quel momento con loro.
Nel secondo momento si sono poi invertiti i ruoli: la Clarisse hanno chiesto ai ragazzi che significava per loro la parola Pace. Le risposte sono state: amore, fratellanza, gioia, calma, confidenza, amicizia gioia.
Suor Francesca ha riportato il messaggio di papa Francesco del 1 gennaio, mese che la chiesa dedica alla “pace” focalizzando l’attenzione sulla parola “Cura”. La cura è la via della pace. Ognuno dovrebbe avere a cuore il desiderio di prendersi cura dell’altro. Uno dei ragazzi ha affermato: “Quando mi sono preso cura di qualcuno mi sentivo bene perchè lui stava bene”. Ma non ci possiamo prendere cura dell’altro se prima non sentiamo che qualcun altro si è preso cura di noi. Nel salmo 40 è scritto “Di me ha cura il Signore”. Ognuno di noi è destinatario delle cure del Signore.
L’incontro si è concluso con la promessa di rivedersi possibilmente in presenza.