Lucia: “Nella fede ho trovato il coraggio di rialzarmi da lutto e bullismo”
Lucia Di Folca, 27 anni, è una giovane scrittrice emergente della casa editrice Masciulli Edizioni. Vive a Lettomanoppello (Pe). Nonostante la sua giovane età ha vissuto periodi molto tristi della sua vita che le avevano tolto la gioia di vivere. Ha trovato il coraggio di rialzarsi grazie alla Fede, traendo forza da alcune persone care e ha voluto raccontare la sua storia in un libro autobiografico dal titolo “Nella tasca destra in alto”. Di seguito una breve intervista.
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Il desiderio di aiutare altri giovani che come me sono stati vittime di bullismo e si sono abbattuti vedendo ed avendo altri problemi. Quando vieni bullizzato, ti crolla letteralmente il mondo addosso: perdi la tua identità e sembra quasi che non vali più nulla, e tutto ciò in cui credi all’improvviso sprofonda. Tutto si è svolto nel giro di pochi anni, in età tardo-adolescenziale, proprio nel periodo in cui avrei dovuto, invece, costruire e rafforzare la mia identità di persona.
Tutto partì dal voto alla condotta, pensate un po’ che banalità! Uscii con la votazione di 10. A qualcuno rosicava visto che avevano preso chi 8, chi 7 e chi 9. Da quel momento inizió l’inferno: ciocche di capelli tagliate (spesso con tanto di gomma da masticare), libri o quaderni scarabocchiati o strappati, tutti nelle orecchie; mi imitavano facendo versi a mo di scimmia e simulando le difficoltà comunicative di alcuni disabili (pensate che ignoranti! Da segnalazioni!) Imitavano il mio portamento fisico e la mia “obesità” (quando avevo una taglia 44! Ma se non sei una taglia 40, non vali nulla). E molto altro.
Cercai aiuto ma nessuno mi credeva, neanche i miei genitori, solo 3 amici paesani. Tutti dicevano che stavo delirando per manie di protagonismo. Volevo denunciare tutto ciò ma psicologicamente e fisicamente ero debole. Non vedevo l’ora di terminare gli studi per chiudere definitivamente il capitolo liceo. In quei mesi si aggiunsero anche dei piccoli problemi fisici e questo provocò ilarità e prese in giro ulteriori da parte dei miei compagni di classe.
In concomitanza con l’ultimo anno di liceo, mio padre, Enzo, si ammalò gravemente di un tumore raro e di lì a poco morì. Dopo la sua morte si susseguirono, in brevissimo tempo, ancora, diversi lutti in famiglia tra cui il nonno, due zii, un’amica stretta ed altri due parenti. Sembrava che Dio avesse tutto il suo odio nei miei riguardi. Da credente, pronta ad aiutare il prossimo, catechista, corista, aderente all’Azione Cattolica, al comitato parrocchiale delle feste ed alla rappresentazione della passione di Cristo,… senza accorgermene, cominciavo un silenzioso distacco da tutto ciò che riguardasse la chiesa. In quel periodo iniziarono gli attacchi di panico e di ansia. Avevo toccato il fondo. Non vedevo uno spiraglio di Luce da Dio.
Cosa ti ha dato il coraggio di rialzarti?
E’ stata proprio la fede a ridarmi il coraggio di rialzarmi. In quegli anni, oltre alla relazione amichevole del trio musicale “Il Volo” (che la scrittrice conosce molto bene tanto da far diventare il componente abruzzese Gianluca Ginoble concittadino onorario di Lettomanoppello), arrivò la “benedizione” di un nostro concittadino: don Andrea Manzone. In quegli anni, don Andrea era seminarista ed accompagnava il vescovo nelle sue visite pastorali nelle varie parrocchie della diocesi. L’ex seminarista sansalvese mi aiutò molto a superare quel difficilissimo periodo. Da quel momento, anche grazie a Il Volo, cominciasi a frequentare l’A.G.B.E. di Pescara (associazione genitori bambini emopatici) e divenni volontaria dell’associazione.
Questi elementi sono stati la forza più grande. I problemi si azzerano quando un bambino si avvicina, ti sorride e ti dice che la vita è bella, nonostante sappiano della loro malattia e della loro probabile morte.
A chi subisce, come te, atti di bullismo e dolori vari (come per esempio la solitudine e i lutti più “gravi”, cosa consigli?
Di avere il coraggio di non trattenersi tutto dentro ma di gridare il proprio disagio e di sfogarsi con qualcuno. I problemi diventano sempre più grandi ed invadenti se ce li teniamo per noi. Ogni tanto dobbiamo farci aiutare, soprattutto moralmente… Certo, non ti eliminerà il problema però una parola di conforto fa tanto. Di solito le persone non esprimono tutto ciò che sentono dentro perché hanno paura della cattiveria o della ritorsione altrui. Invece dobbiamo: avere il coraggio di chiedere aiuto e non aver paura nell’esprimerci. E tra di noi vogliamoci bene e rispettiamoci, per essere liberi. Ameremo di più noi stessi e chi ci sta attorno se saremo liberi dalle nostre prigioni mentali. Come dice Fabrizio Moro “la libertà è sacra come il Pane”.
Con questo libro, intitolato “Nella tasca destra in alto”, mi rivolgo alle istituzioni religiose, politiche e sociali… praticamente a tutti ed in particolar modo agli insegnanti ed ai genitori. Le persone più deboli non vanno abbandonate ma vanno incoraggiate ancor di più in modo da farle brillare. E proprio questi soggetti fragili non devono aver paura di gridare il proprio disagio, a causa del giudizio di altre persone. Dobbiamo avere il coraggio di chiedere aiuto a chiunque, in particolar modo Lui. Dio è la fonte della nostra guarigione e forza interiore. Rispetto, libertà e Fede sono le parole chiavi di questo libro di speranza, indirizzato in particolar modo ai ragazzi. Solo insieme si possono superare le difficoltà e camminare lontani.