Gli interventi di Dio annunciano una novità: presente o in arrivo
(Commento al Vangelo a cura di don Giovanni Boezzi)
La notte e la passione
«Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino» (v. 35), il testo rimanda alle quattro «veglie» notturne e rimanda ai quattro momenti della passione. L’evento unico è irripetibile della passione chiede al discepolo una forma di vigilanza. I discepoli ai quali Gesù si rivolge nel nostro testo, saranno, a quattro riprese, tutt’altro che vigilanti. La sera: è riferimento all’ultima sera, atto di estrema donazione di Gesù e – allo stesso tempo – contesto nel quale egli annuncia lo scandalo di tutti e il rinnegamento di Pietro. Mezzanotte: richiama la veglia nel podere del Getsemani. Gesù chiede ai discepoli di vegliare e di pregare con lui; essi, però, per tre volte sono trovati addormentati. Al canto del gallo: rimanda al triplice rinnegamento di Pietro che ha luogo «prima che il gallo canti due volte (14,66-72). Al mattino: richiama sia il processo davanti a Pilato sia – e ancor di più – l’ultimo mattino di cui parla il Vangelo; mattino nel quale le donne vanno al sepolcro per ungere Gesù, ma trovano un annuncio da portare ai discepoli. Anche in quel contesto i discepoli erano assenti (16,1-7). Per Marco la notte del ritorno del padrone rimanda alla notte pasquale. Nella parabola e nella vita del Maestro, il tempo delle attività e il tempo della notte si succedono e si richiamano. E il discepolo deve comprendere come essi si richiamino e si illuminino a vicenda.
I credenti sono chiamati a vivere nella vigilanza: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento» (v. 33).
Il testo del Vangelo invita a vegliare, ma nulla ci dice sul modo. Il credente, attento e vigile, è chiamato a discernere i tempi e i modi di Dio. Egli sa di essere già «figlio della luce», ma sperimenta spesso il potere delle tenebre. Per questo egli cercherà di rendere testimonianza alla «lieta notizia» presente e operante ora, anche quando la notte sembra dominare. L’evangelista Marco ci ha detto (cap. 4) che il seme è stato gettato e che cresce con una sua forza, secondo modi e tempi che gli sono propri. Al credente è chiesto, per essere attento e vigile, di rendere testimonianza alla forza di questo seme che sta crescendo. Per questo, se ci attardiamo a descrivere il male – nelle sue diverse forme e nella sua “potenza” – significa che presentiamo più attenzione alla sua forza che a quella del Vangelo; significa anche che riteniamo più efficace l’azione del male che quella del Vangelo.
Tutti gli interventi di Dio annunciano una novità presente o una novità che sta per irrompere nella nostra storia. Essere vigili significa anche saper cogliere e raccontare questa novità presente.