La Cattedrale SS. Nazario, Celso e Vittore di Trivento
È tra le più antiche e importanti cattedrali della regione, sorta sulla basilica di San Casto è dedicata ai Santi Nazario, Celso e Vittore, patroni della città di Trivento.La Cattedrale, di origini romaniche, è stata costruita su un’area considerata sacra per moltissimi secoli. Secondo la tradizione, infatti, sarebbe stata edificata su un sacello dedicato alla dea Diana. Nell’anno 80 avanti Cristo, la famiglia Florio, proprietaria di una fabbrica di anfore a Trivento e di una villa presso il santuario di Canneto nell’attuale comune molisano di Roccavivara, diede ordine a Gnesio, schiavo liberato, di costruire il tempio a Diana e di presiederne al culto.
La Cattedrale consacrata nel 1076, ha vissuto una serie di ricostruzioni sovrapposte a causa anche i diversi terremoti che l’hanno danneggiata. L’ edificio è lungo 50 metri e largo 25. L’attuale facciata è stata riedificata nel 1905 in stile rinascimentale, anno in cui si sono anche innalzati due enormi pilastri centrali per sostenere la cupola. Un architrave la divide plasticamente in due parti. La parte inferiore è scandita da sei lesene scanalate, che dalla zoccolatura di base arrivano all’architrave, dove terminano in capitelli corinzi. Al centro si apre il portale, di XIII secolo, costruito in pietra finemente intagliata, dalla struttura molto semplice: è delineato da una cornice, che termina sullo zoccolo della chiesa; gli stipiti sono ornati da colonnine. Sul portale è visibile un piccolo timpano di forma triangolare.
La parte superiore della facciata riprende il tema decorativo e strutturale della parte inferiore, in scala più piccola ma più riccamente decorata. Ugualmente ripartita da sei lesene scanalate, in questa parte della facciata si aprono tre grandi nicchie: nella centrale, delimitata da una balaustra bassa a colonnine, si trova un dipinto che rappresenta il Cristo. Le due nicchie laterali, ad arco a tutto sesto, sono vuote. Al di sopra si trova un frontone, in cui è scolpito uno stemma.
Sulla destra guardando la chiesa si trova la torre campanaria, suddivisa in quattro sezioni da cornici. Nella terza sezione partendo dal basso si aprono delle monofore, da cui si vedono le campane; nella stessa sezione si trova l’orologio, incassato nel muro.
La sezione più alta è costituita dal simbolico campanile che risale al Seicento.
L’interno della chiesa, in stile barocco, è stato ristrutturato nel XVIII secolo e ulteriori modifiche sono state apportate nel secolo successivo. E’ divisa in tre navate trasversali per sette longitudinali, con i pilastri che reggono archi a tutto sesto e piccole volte a crociera.
Tra il 1981 e il 1984 si è proceduto alla completa ristrutturazione del presbiterio, all’ampliamento delle navate laterali, alle modifiche degli altari e delle numerose cappelle. Il presbiterio della chiesa, ristrutturato nel 1984, ospita l’altare maggiore: in stile barocco (1740), questo è decorato da marmi policromi. Della cattedrale romanica rimane oggi la splendida cripta, scoperta solo nel 1928 e che rappresenta uno dei primi oratori paleocristiani che ne ricorda l’antico splendore: la cripta, a sala, è dedicata a S. Casto.
La cripta di San Casto
Sottostante al presbiterio e a parte della navata centrale della Cattedrale di Trivento, si trova un magnifico insigne monumento: la Cripta di San Casto. Riscoperta occasionalmente nel 1928 da mons. Attilio Adinolfi da subito è stata oggetto di ammirazione e di indagine da parte di studiosi. Tra il IV e il V secolo dopo Cristo in questo luogo sorse il primo oratorio per custodire le reliquie del Santo martire Casto, primo vescovo della Diocesi di Trivento. La volta della cripta è a crociera, con archi a tutto sesto che poggiano su sedici colonne in pietra, di cui otto monolitiche, e su due pilastri rettangolari molto grossi. Le colonne e i pilastri sostengono capitelli dalle decorazioni di diversa fattura: molti sono a piramide tronca rovesciata, tipicamente medievali; altri sono in stile ionico, di età romana, riutilizzati. I capitelli “a cubo” potrebbero essere gli unici costruiti “ex novo” e non reimpiegati. Nella Cripta si contano almeno 18 capitelli. Sull’altare della cripta si trova una lunetta in pietra, probabilmente risalente al XIII secolo, che raffigura la Trinità posta tra due angeli e due delfini. All’interno della cripta sono conservate tre sculture lignee, databili tra il ‘200 e il ‘300, e il cippo funerario di Gnesio, sacerdote di Diana. La Cattedrale conserva una loggia lignea del settecento e un organo.
Reperti di epoca romana che si trovano nella Cripta:
- L’epigrafe latina incisa su blocco calcareo riutilizzato alla base di un pilastro ed evocante la dedica del preesistente tempio a Diana: “P. (ublius) FLORIUS P. (ublius) L. (ibertus) GNESIUS AUG. (ur) TERVENT. (i) DIANAE NUMINE IUS. (su) POSUIT”.
- L’epigrafe latina incisa sulla stele funeraria romana riutilizzata come base della mensa d’altare nel vano dell’abside centrale e allusiva al patrono del municipio romano di Trivento e che, tradotta, dice più o meno così: “A Quintilio Suetrio, nipote di Quintilio della tribù Arniense, onesto patrono di Trivento e fratello di Caio Ottavio Suetrio Procuro, questore della provincia Narbonense con incarico di prefetto dei forestieri per la provincia dell’Africa, con decreto dei decurioni, la madre Cassia Massimilla, figlia di Caio, dopo aver pagate le spese alla pubblica amministrazione di Trivento, a sue spese pose”.
- Due spezzoni di muro antichissimi (opus reticolatum) nel corpo della parete sinistra.
Tre sono i soggetti pittorici affrescati (di stile bizantino, probabile opera di monaci brasiliani vittime della persecuzione iconoclasta scoppiata in Grecia verso l’anno mille ad opera di un re fondamentalista che applicava alla lettera la legge mosaica “non ti farai nessuna immagine né di uomo né di animale…”) posti sulle pareti di due pilastri frontalmente disposti tra loro:
- La scena della Crocifissione: Cristo in croce con ai lati la Vergine santa e l’apostolo Giovanni;
- Un santo monaco dalla lunga barba bianca e con un gran libro in mano;
- Un giovane diacono con l’aureola, la tonsura e la dalmatica (pregevole ritratto opera di una mano veramente ispirata).
I tesori di santa Madre Chiesa
Non a caso, Dio che è “l’Amore” e bellezza infinita per eccellenza, è senza ombra di dubbio il più grande ispiratore delle più grandi opere d’arte al mondo. E se pensando a come dei semplici blocchi di marmo sono diventati ad esempio opere come il Cristo Velato e la Pietà di Michelangelo si può provare a immaginare la fede dei dei suoi autori. Quanto stupore ha saputo suscitare nelle mani d’uomo il figlio di Dio?
Santa Madre Chiesa ha un incredibile patrimonio di opere d’arte che avvicinano l’anima dell’uomo a Dio. Ogni martedì pubblicheremo uno di questi patrimoni.
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