“Dio prima di tutto e sopra tutto”
(Commento al Vangelo di don Simone Calabria)
“Dio prima di tutto e sopra tutto”: si potrebbe considerare la chiave, il pensiero centrale della liturgia di questa domenica, in cui ricorre la 94a Giornata Missionaria Mondiale, dal tema: “Eccomi, manda me (Is 6,8)”.
La Ia Lettura e il Vangelo ci invitano oggi a riflettere su un tema di grande attualità: l’atteggiamento dell’uomo di fede di fronte al potere e all’oppressione (diciamo pure alla vita sociale e politica in genere).
Il brano del Vangelo è dominato dalla celebre frase di Gesù: «Date a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio». Una frase cui pone l’accento sulla priorità assoluta di Dio dalla cui provvidenza sono regolati tutti gli avvenimenti umani. Per il discepolo del Signore non ha importanza chi governa, se Cesare o un qualsiasi re pagano, o un figlio d’Israele. Ciò che conta è compiere la volontà di Dio.
Ricordiamo sempre che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona (Cristo), che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».
È Dio che per primo viene incontro all’uomo, è Lui che ha sempre l’iniziativa. È quanto afferma indirettamente anche la Ia Lettura in cui si accenna a Ciro, il re persiano, liberatore del popolo di Dio dal suo esilio di Babilonia. Ciro, anche se pagano e straniero, è chiamato l’unto di Dio, colui che è stato scelto da Dio, che è stato “preso per la destra (mano)”, dice il profeta, cioè guidato da Dio per liberare il popolo dalla schiavitù babilonese e far riaffermare la fede assoluta in Dio.
Di fronte a questa paterna provvidenza di Dio, una sola deve essere la risposta dell’uomo; dare a Lui quello che gli spetta, cioè l’amore, l’adorazione, la lode.
Ecco perché il salmo responsoriale (95), canta la potenza, la grandezza, la gloria infinita di Dio: “Grande è il Signore e degno di ogni lode!”.
Anche la IIa Lettura riprende questo pensiero e questo atteggiamento fondamentale della liturgia.
S. Paolo, all’inizio della prima lettera ai Tessalonicesi, dopo aver rivolto il suo saluto “grazia e pace”, ringrazia Dio per tutto quello che ha operato in quella comunità di fratelli. E noi pure siamo chiamati a rendere a Dio quello che è di Dio. È proprio questo il senso della domenica, della pratica cristiana che ne deriva, della celebrazione eucaristica che la consacra. Giustamente ognuno di noi deve sentirsi impegnato nella vita sociale, riconoscerne i diritti, osservarne i doveri; ma tanto più e meglio lo faremo, quanto più riconosceremo soprattutto i diritti e i doveri di Dio. Di qui il desiderio, l’augurio, l’impegno missionario, perché, come afferma la prima lettura: “perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me” (Dio), perché Lui solo è il Signore; e che il Figlio dell’uomo è venuto per dare la sua vita in riscatto per molti.Solo così si potrà costruire davvero un mondo migliore, in cui Dio sarà tutto in tutte le cose. Carissimi, affidiamoci a Maria, Madre dell’evangelizzazione, affinché ci aiuti a dire il nostro “sì” nell’urgenza di far risuonare la Buona Notizia di Gesù nella nostra vita quotidiana; ci dia una nuova forza per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte; interceda per noi affinché possiamo acquistare coraggio di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della salvezza. Amen.