Giornata del rifugiato: la toccante storia di Samia

SAN SALVO. Dietro ogni nome c’è una persona (o meglio un figlio di Dio) che va oltre l’ordine delle lettere che lo compongono. Samia Yusuf Omar era (il passato è d’obbligo per la tragicità umana della sua storia) un’atleta somala di Pechino 2008 morta su un barcone per raggiungere l’Italia.

Samia Yusuf Omar, la più grande di sei figli di una famiglia di Mogadiscio cresciuta, come i suoi fratelli, in povertà. Nel 2008, questa ragazza piccola e gracile, partecipò alle Olimpiadi proprio in rappresentanza della Somalia. Nata nel ’91, figlia di una fruttivendola e di un uomo ucciso da un proiettile d’artiglieria, questa ragazza era riuscita con molti sacrifici a partecipare alla gara dei 200 metri femminili di Pechino 2008. Era arrivata ultima, 32 secondi di sforzo a cui nessuno fece caso, ma che la riempirono di gioia e soddisfazione. Tornò a Mogadiscio felice: «È stata un’esperienza bellissima, ho portato la bandiera somala, ho sfilato con i migliori atleti del mondo». Quattro anni dopo, il destino le ha riservato una storia completamente diversa. Aveva preso una carretta del mare che dalla Libia l’avrebbe dovuta portare in Italia per scappare da un paese in guerra. Non ce l’ha fatta. Era un’atleta bravissima. Una splendida ragazza» (Dal Corriere della Sera del 19 agosto 2012).

La toccante storia di Samia (raccontata da Giuseppe Catozzella con il romanzo “Non dirmi che hai paura”) è stata scelta come testimonial della giornata mondiale del Rifugiato celebrata a San Salvo sabato 20 giugno in piazza San Nicola dalla Caritas parrocchiale Gerico.

Cartelloni, letture di passi del Vangelo incarnati nella nostra storia, flashmob e monologhi sulla storia di Amia da giovani e adulti di Azione Cattolica hanno animato l’intera serata dedicata alla Giornata Mondiale del Rifugiato 2020 a San Salvo.

Presenti anche i ragazzi della Società cooperativa onlus Nuvola e il responsabile della struttura di accoglienza Claudio Pracilio.

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