“Imparare a guardare oltre”
(Commento al Vangelo di don Matteo Gattafoni)
La pagina del Vangelo di questa seconda domenica dal deserto ci porta sul Tabor. I discepoli, conoscendo Gesù nella sua assoluta verità, nel suo splendore e nella sua gloria, ebbero anche la rivelazione di ciò che sarebbe stato il loro destino.
Fu come lo svelarsi del significato globale della loro storia. Per questo la Trasfigurazione è un episodio di cui dovremmo sempre nutrirci per allargare i nostri orizzonti, su Gesù, sul mondo, sulla storia in generale. Noi siamo spesso tentati di lasciarci frammentare dagli impegni quotidiani, dalle scadenze e necessità: facciamo una cosa, poi via subito un’altra, senza sosta. E così ci ritroviamo quasi sbriciolati dalle piccolezze quotidiane.
Gesù ci invita a contemplare il significato globale, e questa sua rivelazione permette di non rimanere schiacciati dagli avvenimenti; nella gioia se una piccola cosa va bene, depressi se un’altra va male.
A favorire questa visione più sapiente della vita c’è la capacità di saper intravedere oltre la realtà materiale la bellezza spirituale nascosta in ogni avvenimento. I loro occhi si aprirono per poter cogliere, in tutto ciò che esiste, la realtà dell’amore di Dio la sua bellezza e sapienza. Ci sono sguardi grazie ai quali si intravede l’infinito, la luce divina che pervade tutto il mondo.
Noi ci siamo abituati a guardare le cose nella loro dura materialità, ne conosciamo il valore, il peso, il colore: e così un albero è solo un albero, il pane è solo pane e l’uomo è solo un uomo. La forza e la bellezza della fede consistono nel superamento di questa visione limitata, di questa triste e noiosa abitudinarietà. Anche noi possiamo tornare a vedere ciò che ora non vediamo e a sentire nuovamente ciò che non sentiamo, perché il mondo è stato trasfigurato con Gesù.
Possa il Signore portarci sul Tabor e svelarci quello sguardo del cuore mediante il quale si vede Dio in tutte le cose.