Ottavio, un grande cuore
Ogni uomo vive secondo una propria scala di valori. Una delle priorità di Ottavio Antenucci è sempre stata l’aiuto al suo prossimo.
Ha perso il papà a soli due anni (1951) ed è cresciuto con la mamma e due sorelle più grandi. La sua infanzia e la sua adolescenza sono state particolarmente difficili. Siccome il padre era morto in seguito a delle ferite di guerra, Ottavio aveva il diritto di frequentare un percorso di studi dell’ente preposto all’accompagnamento dei familiari dei caduti in guerra.
E così a quattordici anni lascia il “suo sperduto paese” natio, Celenza sul Trigno per entrare in un collegio Enauli della Sicilia. Accompagnato dal cognato con una valigia di cartone, intraprende questo “grande viaggio”.
Resta in Sicilia un solo anno, poi grazie all’aiuto e alla guida del cognato, consegue il diploma di elettrotecnico presso l’istituto tecnico industriale di Chieti. Nel 1971 è stato assunto come impiegato tecnico alla Siv (attuale Pilkington). Considerava le ferie come il tempo da dedicare a chi si trovava in una situazione di bisogno.
Nel 1976, insieme ad altri nove sansalvesi (l’attuale parroco della chiesa di san Giuseppe di San Salvo, ma all’epoca non ancora ordinato sacerdote, Raimondo Artese, Peppino Fabrizio, Vitale Cardarella, Nicola Monaco, Franco Di Casoli, Antonio Catalano, Raimondo Pascale, Mario…, Bruno…), si è recato in Friuli per soccorrere i terremotati di Tarcento anche con le sue competenze tecniche in campo elettrico. Nell’emergenza del momento, Ottavio ed altri volontari alloggiavano in una tendopoli di una ONG e hanno aiutato a ricostruire le case danneggiate dal terremoto. Con una famiglia del posto, in particolare, è nata un’amicizia che dura tuttora.
Nella seconda metà degli anni ottanta durante la guerra nei Balcani, in più occasioni vi si è recato per portare aiuti umanitari. Ottavio è fortemente impegnato a vari livelli nelle attività della Caritas e mette a disposizione le sue competenze tecniche in parrocchia.
Nel 2000 Ottavio, per meglio dedicarsi alle sue diverse attività di volontariato, lascia un lavoro sicuro e ben retribuito e inizia un’attività in proprio che gli permette di gestire liberamente il proprio tempo. Incontra anche don Angelo Papa che negli anni ’50 era un insegnante nei seminari di Kandy e Colombo. Dopo alcuni anni è tornato in Italia facendo servizio a Pimonte (Na) per 25 anni. Arrivato all’età della pensione si trasferisce a San Salvo dove viveva il suo unico fratello e dove si mise ad aiutare i sacerdoti dell’epoca (don Raimondo Artese e don Piero Santoro). Sentiva forte il desiderio di tornare nello Sri Lanka e aiutare la sua popolazione, ma si rendeva conto di non avere più le forze fisiche per affrontare quest’impresa da solo. Ciò nonostante continuava a mantenere i contatti con le suore missionarie di quei luoghi e con i suoi ex alunni. Sparse la voce che cercava qualcuno che l’accompagnasse. Ottavio, appena lo seppe, si rese disponibile. Nel 2000 raccolsero soldi per sostenere 35 bambini.
Da questa esperienza, nel 2001, nasce l’associazione Vita e Solidarietà onlus; don Angelo Papa ne assume la presidenza. Nel gennaio del 2002 Ottavio e don Angelo Papa si recano per la prima volta in Sri Lanka per concretizzare e toccare con mano la realtà del progetto di aiuto ai bambini poveri. Sul posto il progetto di Adozione a Distanza era reso possibile dalla collaborazione con le suore di una missione non lontana dalla capitale Colombo.
Con l’Associazione Vita e Solidarietà Ottavio ha sempre messo a frutto tutte le sue capacità e competenze organizzative, amministrative, tecniche e progettuali.
Durante il primo soggiorno nella missione di St. Joseph in Lansigama, individua le gravi carenze che limitavano notevolmente un dignitoso svolgimento della vita della missione. Nasce così il primo progetto: “Per un mattone in più”. A maggio 2003 don Angelo Papa muore. Dopo un primo momento di dolore e smarrimento, Ottavio Antenucci prende le redini dell’associazione assumendone la presidenza e diventandone l’anima stessa.
E’ nell’anno successivo che il progetto “Per un mattone in più” prende corpo. A Lansigama viene ricostruita una nuova cucina completa di forno e fornelli inviati dall’Italia; Nella nuova cucina è possibile preparare oltre 200 pasti al giorno per soddisfare i bisogni degli abitanti della missione (suore e anziani indigenti assistiti). Sin dall’inizio, nelle visite annuali in Sri Lanka, gli incontri hanno interessato la gente povera e bisognosa d’aiuto nei dintorni della missione di Lansigama. Negli anni successivi l’intervento dell’associazione si è allargato al nord dello Sri Lanka dove imperversava la guerra civile.
Un amico salesiano del posto, aveva parlato dei problemi del nord, di gente dimenticata e ignorata da tutti, gente nella miseria assoluta che viveva di stenti; questa situazione si era aggravata ancor di più dopo l’arrivo dello Tsunami del 2005. Nel 2004 per la prima volta Ottavio e Giuseppe Di Niro di Campobasso, accompagnati da padre Dixon raggiungono Mannar, città in guerra nel territorio Tamil. Le difficoltà e i pericoli erano tanti, ma non abbastanza per impedire il raggiungimento dell’orfanotrofio di Pesalai dove erano ospitate oltre 30 ragazze bisognose d’aiuto. Per raggiungere Mannar era necessaria una giornata intera di viaggio per via della strada sconnessa e dei numerosissimi chek point. E’ in occasione di una sosta a Rambewa, piccolo agglomerato di casupole sulla strada che conduce a Mannar, in una misera missione di Suore Francescane Minime, che nasce un nuovo progetto. “Rambewa, un motivo in più per sperare” è il nuovo progetto che prevede il rifacimento della missione e la costruzione di un nuovo asilo per i bambini del posto in maggior parte buddisti e induisti.
Ottavio si è fatto e si fa promotore e trascinatore di una serie di progetti in Sri Lanke e in Congo che consentono a quelle popolazioni di avere una prospettiva di vita diversa. Tante sono state le persone che ha coinvolto operativamente e umanamente in questi progetti d’aiuto a un prossimo che può sembrare lontano ma non lo è.
Come ha affermato lui stesso in occasione della cerimonia in cui gli è stato conferito il premio “Alfredo D’Andrea” dal Rotary International distretto 2090 Club di Termoli, Ottavio Antenucci non è sposato ma considera le suore come le sue sorelle e i ragazzi adottati come dei suoi figli. E’ una persona solare che sa far maturare lo spirito di squadra.
Il fondatore dell’associazione Vita e solidarietà è stato don Angelo Papa, un sacerdote missionario.
Nel gennaio 2002, finalmente, il primo viaggio nello Sri Lanka. Il toccare con mano la povertà di quei posti ha dato a Ottavio il desiderio di aiutare quelle persone con tutto se stesso. In quell’occasione don Angelo ebbe modo di rivedere la suora superiora della Missione (madre Diletta) e quattro suoi ex alunni che avevano fatto ‘carriera’. Tre erano diventati vescovi e l’altro Demel (a parere di Ottavio) aveva fatto qualcosa di più importante: aveva costruito una casa di accoglienza per i poveri di Colombo.
Appena tornati in Italia (nel marzo 2002) don Angelo con l’aiuto di Ottavio ha istituito un associazione, stilato uno statuto ed inviato questi documenti all’Aquila per il riconoscimento come associazione ONLUS.
Nel 2003 don Angelo Papa raggiunge la casa del Padre e Ottavio si è rimboccato letteralmente le mani per continuare ad aiutare quelle persone povere dello Sri Lanka.
Dopo due anni (ottobre 2004) di operato come Onlus egli ha provveduto ad iscrivere l’associazione nel registro regionale delle Onlus così come prevedeva la normativa dell’epoca.
Nel 2009 la sfera di azione dell’associazione si è estesa anche al Congo su richiesta delle stesse suore dello Sri Lanka che avevano aperto lì una nuova missione. Nel Congo c’era e c’è una volontà politica di mantenere la maggior parte della popolazione in uno stato di povertà: l’80% della stessa (si consideri che qui vivono 8.000.000 di abitanti) vive nelle baraccopoli e lo stato non riconosce due diritti fondamentali dell’uomo ossia l’istruzione e la sanità (sono questi privilegi dei più ricchi). Una vita nelle foreste assicurerebbe la sopravvivenza con l’agricoltura e la caccia. Invece in quelle baracche la povertà è assoluta.
Tanti i progetti realizzati (ne parleremo in una prossima occasione) quelli sicuramente più emblematici che delinea lo spirito con cui questa associazione opera sono: l’apertura di scuole di taglio e cucito prima finanziate dall’associazione (retribuzioni a insegnanti, acquisti delle macchine da cucire regalate poi alle più brave e così via) e poi in grado di autofinanziarsi per creare un occasione di lavoro ai partecipanti; realizzazione di dispensari, scuole e doposcuole, pozzi per attingere acqua. L’associazione non aiuta i poveri dandogli ‘il pane ma i semi, l’acqua e la zappa per produrre da soli il pane’.
Personalmente ho conosciuto Ottavio grazie all’associazione Vita e Solidarietà. Per fare solo degli esempi e per delineare chi è Ottavio basta pensare che è di professione elettricista (presta anche questo servizio quando va costruire scuole, dispensari e altro) ma con l’associazione ha curato tutta la parte burocratica della costituzione della Onlus (cosa non semplice; molti commercialisti anche affermati all’epoca non sapevano indirizzarlo); da autodidatta si è imparato a costruire un sito. È davvero una di quelle persone straordinarie che «non parlano bene» ma operano il bene mettendosi sempre in discussione e nel silenzio.