L’accoglienza di una piccola comunità: la nostra esperienza nella parrocchia San Demetrio Ne’ Vestini
Entrare per la prima volta in una chiesa sconosciuta può essere un’esperienza intimamente speciale. Non si sa bene cosa aspettarsi, quali volti si incontreranno, quale atmosfera si respirerà. Eppure, nella parrocchia di San Demetrio Ne’ Vestini, in provincia dell’Aquila, tutto è stato naturale, spontaneo, e soprattutto, profondamente accogliente.
Io e mio marito siamo entrati senza essere conosciuti da nessuno, ma quasi subito una signora – che solitamente si occupa di organizzare la liturgia – si è avvicinata a noi con un sorriso genuino. Senza esitazione, ci ha invitati a partecipare attivamente, chiedendoci di leggere le letture del giorno. Un gesto semplice, ma che ci ha fatto sentire parte di quella comunità in modo immediato.

La celebrazione è stata essenziale, senza fronzoli, e nel giro di venti minuti la Messa era terminata. Una liturgia semplice, ma intensa e profonda, dove il momento della consacrazione assumeva il ruolo centrale, riportando ogni cosa alla sua essenza: la fede vissuta con autenticità. Non c’erano sovrastrutture, ma solo il cuore del messaggio cristiano, accolto e vissuto con devozione.
Circa una trentina di persone hanno partecipato alla celebrazione, un numero che ricorda le piccole comunità dei nostri paesi, dove la fede si mantiene viva grazie alla vicinanza e al senso di appartenenza. E tra loro, quella signora che con il suo gesto di accoglienza ha reso la nostra esperienza ancora più significativa. Il suo modo di coinvolgere chiunque varchi la soglia della chiesa, chiedendo ai nuovi arrivati di leggere la Parola di Dio, è una testimonianza concreta di una comunità che accoglie, che include, che fa sentire tutti a casa.
Un piccolo gesto che ha reso ancora più bello il più grande un momento di fede per eccellenza: la liturgia, fonte e culmine della nostra fede.