Gesù non ci parla da un pulpito ma ma con il cuore di chi è al di sotto di tutto e di tutti
(Commento al Vangelo di don Emanuele Bianco)
In questa VI Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci offre un testo centrale nella predicazione di Gesù e nel messaggio evangelico: il discorso delle beatitudini nella versione di Luca. Le beatitudini, presenti qua e là nella bibbia, erano affermazioni sapienziali dispensate dai saggi per indicare strade di vita piena e felice, garanzie di realizzazione per la permanenza nella benedizione di Dio. Anche Gesù offre delle beatitudini, particolarmente in due momenti, secondo due diverse redazioni.
Questo testo di Luca sembra più asciutto e scarno rispetto a quello di Matteo che era ambientato sul monte con toni decisamente più solenni (Mt 5,1-11). Qui invece siamo in una imprecisata pianura, ci sono folle provenienti dal Nord e dal Sud della terra di Israele, perfino dalla Fenicia, tutte radunate intorno a Gesù e ci sono soprattutto i suoi discepoli a cui Egli si rivolge direttamente guardandoli negli occhi.

Il testo ci offre un dettaglio prezioso a questo riguardo: Gesù iniziò a parlare “alzando gli occhi verso i discepoli” (Lc 6,20); dunque, a differenza della prospettiva matteana, Gesù li sta guardando dal basso verso l’alto! Questo dettaglio ci offre una preziosa chiave di lettura: Gesù dice a loro: “beati voi, poveri…voi che ora piangete…voi che avete fame…voi che siete odiati e perseguitati…” (Lc 20-22).
Ma le sue parole non provengono da un pulpito, da qualcuno che è al di sopra, quasi estraneo a queste condizioni di vita evidentemente svantaggiate, che non sembrano offrire nessuna garanzia di beatitudine, cioè di vita riuscita, piena, felice… ma provengono da Lui che è al di sotto di tutto e di tutti, Lui che più di ogni altro si è fatto povero, sofferente, affamato e perseguitato, rimanendo sempre fedele al Padre, sotto il suo sguardo e nel suo amore.
Allora queste parole non sono indicazioni teoriche sugli stili di vita che potrebbero offrire maggiori vantaggi o garanzie di felicità secondo valutazioni teoriche ben ponderate, piuttosto sono proposta concreta di seguire la via solcata da Gesù, di lasciarsi affascinare e trasportare da qualcuno che conosce la strada perché l’ha percorsa fino in fondo, di rimanere in quello sguardo in cui si riversa la benedizione di Dio, in quella relazione di amicizia con Lui, occhi negli occhi, cuore nel cuore.
Con Lui, in ogni circostanza e ad ogni costo; così si scopre il regno dei cieli pur essendo poveri di tutto, si riceve il pane che nutre e sazia la fame di vita, la parola che conforta, l’amore che perdona e guarisce ogni ferita: tutto questo viene dal Dio della vita che si è fatto vicino e presente in Gesù, Colui che richiama alla vita i morti e chiama all’esistenza le cose che non sono, Colui che solo è fonte di bene e felicità piena.
In questa domenica non ci perdiamo in speculazioni teoriche. Non è questo il momento! Domenica scorsa avevamo visto i discepoli lasciare coraggiosamente la barche e le reti per andare dietro a Cristo.
Facciamo oggi qualche scelta coraggiosa! Abbandoniamo ciò che è vano, che appesantisce il cuore e lo opprime. Andiamo anche noi all’essenziale e puntiamo alla meta: lasciamo ciò che ci trattiene dal seguire Cristo perché nulla vale più di Lui; accogliamo il suo sguardo profondo e vero che ci guarda dal basso, ascoltiamo questa sua parola che è degna di fede e facciamoci toccare il cuore; aderiamo a questa proposta di vita concreta e immergiamoci in questa amicizia fonte di benedizione.
Lasciamoci coinvolgere! Ci sono e ci saranno sempre, anche nella nostra vita, povertà, fame, sofferenza, persecuzione: potrebbero non essere la fine ma un nuovo inizio, occasioni preziose per stringerci a Lui! Il vangelo è proposta di vita felice con Cristo! Nulla ci separi da Lui! Decidiamo per Cristo! Ripartiamo con Lui!
Don Emanuele Bianco