Don Gianmarco: Sanremo 2025 alla luce del Vangelo delle Beatitudini

(Don Gianmarco Medoro)

Omelia sanremese 2025

La reazione che ciascuno di noi può avere davanti alla Parola del Vangelo di oggi può essere sintetizzata da una citazione della canzone “L’albero delle noci” di Brunori Sas che ad un certo punto dice: “E a tutta questa felicità io non mi posso abituare!”.

E’ proprio la felicità che Gesù ci propone per ben quattro volte questa domenica: l’essere “beati” significa infatti essere felici! Tutti vogliamo essere felici, soprattutto quando come Fedez nella canzone “Battito” alziamo “barriere di filo spinato messe sempre nel lato sbagliato” e vediamo “nero pure il cielo!”

Che fare? La Parola ci apre tre strade per cercare e trovare la felicità:

1. Viva la libertà!

Al contrario della pagina delle Beatitudini di Matteo dove Gesù siede sul monte, in Luca ci troviamo in un luogo pianeggiante alle porte di Cafarnao, sulla via del mare tra gente pagana! Nei versetti precedenti Gesù era sul monte a pregare; ora scende in piano, quasi in un luogo di combattimento per incontrare la folla e annunciare che per essere “beati” ovvero felici dobbiamo camminare e combattere per essere sempre più liberi!

La felicità che Gesù annuncia non ha a che fare con l’avere ma è entrare in una relazione stabile che ci libera dai condizionamenti e dalle paure. Sembra di sentire la domanda che Serena Brancale pone al centro del suo testo “Aneme e core”: “Cosa vuoi davvero? Soldi o libertà?”. E tu cosa vuoi per essere felice? Sii libero!

2. Da solo non ce la faccio!

Gesù inizia l’elenco delle quattro condizioni per essere felici, tutte caratterizzate da una mancanza: felici sono i poveri che non hanno nessuno su cui contare, felici sono quanti hanno fame e sete, felici sono quanti piangono, felici sono quelli ostacolati e osteggiati. A ben ragione con Brunori Sas diciamo che a questa felicità non ci possiamo abituare: come si fa ad essere felici così?

Gesù pone queste condizioni per dirci che la felicità vera arriva quando scopri che da solo non ce la fai. La felicità nasce quando scoprendoti limitato e povero di mezzi sei capace di affidarti a qualcuno, sei capace di consegnarti a Dio e a porre in lui la tua fiducia! L’esperienza della propria povertà, il vuoto creato da fame e sete, la mancanza che a volte ci fa buttare lacrime e sangue, il non essere riconosciuti

ci mettono in uno stato di ricerca della Relazione tanto da dire, come una preghiera, le parole del ritornello della canzone di Giorgia: “Non so più quante notti ti ho

aspettato per finire e ingoiare tutta la paura di rimanere sola!”. Attendiamo di venire salvati dalla paura di essere soli, finché non sperimentiamo che i nostri vuoti, le nostre mancanze possono divenire l’opportunità di essere felici davvero perché

proprio lì c’è l’Incontro della vita, di questa vita che, come dice Gabbani, “è un lungo battito a darsi il cambio, ad aiutarsi!”. Sarebbe bello se, dopo aver ascoltato le
beatitudini, potessimo cantare al Signore le parole della canzone vincitrice di questo Festival: “Sta vita non è vita senza te!” (Olly) e così capire che anche quando giochiamo a fare i duri (cfr “Voglio essere un duro” di Lucio Corsi) e ci illudiamo di non aver bisogno di Dio, in realtà nascondiamo il desiderio di una relazione che ci fa essere felici perché finalmenteliberati da noi stessi!

Liberiamoci dall’autosufficienza e, aprendoci alla relazione con Dio e con gli altri, ascoltiamo le profonde parole della canzone di Cristicchi: “Ci sono abbracci che non devi sprecare, ci sono sguardi pieni di silenzi che non sai descrivere con le parole!” Facciamoci abbracciare nella povertà di chi sa che ha bisogno di Dio!

1. Fattene na ragione!

Gesù conclude il discorso contrapponendo alle quattro beatitudini, i quattro “guai” mostrandoci le trappole della felicità. Il quarto “guai”, che in qualche modo riassume gli altri tre, ci richiama il pericolo della compiacenza: “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi!”

Quando cerchiamo di piacere a tutti, di conquistare il consenso di tutti, di sedurre un più ampio pubblico di gente, non ti concedi la libertà di sbagliare o di mostrare i tuoi limiti! Che infelicità una vita in cui “mi tolgono il gusto di sbagliare tutto” (Coma_Cose, Cuoricini). La canzone “Grazie ma no grazie” di Willie Peyote descrive bene questa trappola: “E tu vorresti che la gente ti capisse; la ami come se lei ricambiasse!”

Per essere beati, ovvero felici, dobbiamo avere il coraggio di saperci esporre nella nostra autenticità, anche a costo di non piacere sempre a tutti, anche essendo un po’ come quegli “incoscienti giovani” di cui parla Achille Lauro nel suo brano.

E allora, il cammino verso la felicità prenderà forma anche nella mia vita! Se sarò libero dalle paure e dai condizionamenti,

se smetterò di pensare che basto a me stesso per andare incontro ad una Relazione a cui consegnarmi,

se sarò così coraggioso da non compiacere nessuno, anche a costo di non piacere necessariamente a qualcuno,

potrò vivere quella felicità cantata da Brunori Sas, a cui prima non potevo abituarmi (perchè forse controcorrente come le beatitudini di Gesù) e che ora invece “posso sostenere perchè hai cambiato l’architettura e le proporzioni del mio cuore e posso navigare sotto una nuova stella polare!”. E la stella polare che cambia gli orizzonte del cuore ha un nome: Gesù!

Buon cammino a me! Buon cammino a te! Buon cammino a noi!

Don Gianmarco Medoro

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