La fede è un mettersi in gioco con tutto quello che si è e si ha riprendendo il percorso dietro a Gesù
Commento al Vangelo di don Erminio Di Paolo
Il Vangelo odierno ambientato a Cesarea di Filippo fa emergere la figura di Pietro che ci spinge a dire di sì a Gesù con la propria debolezza e povertà.
È un aspetto della vita cristiana che spesso ignoriamo. Enfatizziamo le scelte, le decisioni iniziali, le folgorazioni spettacolari e ci dimentichiamo di quella conversione continua che scandisce il nostro cammino.
Facciamo appello alla volontà, al coraggio, alla determinazione e ci dimentichiamo di colui che “è all’opera, dall’inizio alla fine”, colui che prende l’iniziativa e ci interpella.
La fede allora significa essenzialmente aprirsi a Dio: “come una finestra che sì spalanca al sole, come una vela che sì distende per lasciarsi condurre al vento”. Ecco perché Pietro diventa per noi un punto di riferimento.
Per la sua generosità, certo, per i suoi slanci, ma anche per per le sue reazioni maldestre, per le sue pretese di “condurre” Gesù invece di lasciarsi guidare da lui. In effetti non basta aver lasciato tutto per seguire Gesù e neppure aver detto a voce alta, a nome di tutti, la propria fede in colui che viene riconosciuto come “il Cristo”. A Pietro, come a ognuno di noi, Gesù chiede di essere l’argilla che si lascia modellare dalle mani del vasaio, di rinunciare a cercare la propria autorealizzazione, di prendere la propria croce senza fuggire quando la fedeltà si fa costosa ed esige il sacrificio.
Tutto questo richiede di mettersi in gioco con tutto quello che si è e che si ha, senza illudersi di essere già arrivati, disposti invece a riprendere ogni giorno il proprio percorso “dietro a Gesù”.
Buona domenica
don Erminio Di Paolo