Nel pane e nel vino dell’Eucarestia troviamo la sazietà dell’anima
(Commento al Vangelo di don Enzo Falasca)
Se c’è una cosa che accomuna tutti gli uomini (e anche gli animali) è il bisogno di mangiare, di nutrirsi, per vivere. Tutti gli umani lo facciamo, almeno tre volte al giorno, per non morire. Riusciremmo a farne a meno per qualche ora, per qualche giorno ma non di più. Senza mangiare non si vive.
Mangiare è un’esperienza illuminante: è per provare la sensazione della sazietà, della pienezza. Da cui viene la forza per lavorare, correre, agire, dare.
Mangiare è un’esperienza però anche deludente: infatti ha un effetto limitato, dura per un po’ e poi svanisce. Dopo alcune ore sembra che non sia mai successo, sembra che io non abbia mangiato, tanta è la fame che provo di nuovo.
Mangiare mi aveva illuso e ora mi tocca di nuovo obbedire al bisogno di cibo, al grido del mio corpo.
Mangiare è un’esperienza rivelativa: la sazietà che ne deriva è importante provarla, toccare quella pienezza raggiunta magari con gusto è bene per l’uomo. Accorgersi che però non dura è altrettanto prezioso. Questo ci apre al desiderio di qualcosa che invece non finisca mai, che duri in eterno, che non abbia mai fine. Ci apre alla ricerca di cose che non passano e che restano per la vita eterna.
Non a caso il Padre, per mostrarci il suo Amore, per rimanere con noi, ha scelto nell’Eucaristia due alimenti: il pane e il vino. Il Padre ha scelto del cibo e questa volta in dosi così piccole da rendere evidente la loro incapacità di nutrire e saziare il corpo. Il pane e il vino dell’Eucaristia sono poca cosa, sono proprio “niente”. Eppure, attraverso quel poco pane e poco vino, attraverso poco cibo sentiamo una sazietà dell’anima e percepiamo la vita eterna.
La assaggiamo, la pregustiamo. Proviamo una sazietà diversa, una pienezza che non è quantitativa ma qualitativa. Sentiamo in quel poco la presenza della molteplicità, la presenza mistica di un esercito di santi, viventi in terra e nel grembo del Padre.
C’è dunque un pane che sazia e uno che non ci riesce. Abbiamo bisogno di entrambi nel quotidiano. Perché siano il paradigma dell’esistenza: in ogni cosa che facciamo e che viviamo quotidianamente c’è e ci sarà sempre qualcosa che rimarrà per sempre e qualcosa che finirà dopo poco. Quelle cose che nella vita rimangono con noi per sempre ci dicono che l’eternità è già iniziata in noi. E l’Eucaristia ci mette sulla strada giusta!