Zia Marietta a don Beniamino: se il Signore chiama ci devi andare
Maria Micucci, classe 1931, originaria di Rapino, ha vissuto la maggior parte della sua vita nella vicina San Martino Sulla Marrucina. Un giorno, Pasquale, l’uomo che è poi diventato suo marito, si è recato a Rapino per conoscerla: gli avevano parlato di questa bella ragazza rapinese.
Da subito si sono piaciuti e così, poco dopo, hanno deciso di coronare quel progetto d’amore pronunciando il loro “sì” davanti a quel Dio che Marietta aveva appreso a conoscere ed amare nella sua bella famiglia di origine: famiglia semplice ma di grande dignità e fede. Da questo matrimonio è nata Silvana.
Dal 1995, nell’arco di dieci anni, Marietta deve affrontare una serie di lutti: perde prima il marito, poi il genero Umberto ed infine anche la sua unica figlia Silvana.
Il giorno della messa di riuscita di Silvana, Marietta dice: “ora non potrò più venire a messa“. Abitava infatti fuori dal centro, in campagna, ed aveva inoltre alcune difficoltà a camminare (un ricordo lasciatole da una scheggia metallica, quando era bambina, durante la Seconda Guerra Mondiale). Dopo un po’ riprende: “solo se viene Beniamino a prendermi“.
E così per il giovane Beniamino Di Renzo, che all’epoca aveva solo vent’anni, tutte le domeniche, feste ed altre ricorrenze l’appuntamento fisso diventa “Marietta”. “Durante il tragitto parlavamo di un po’ di tutto: delle nostre famiglie, del nostro paese, e spesso di Dio” ricorda don Beniamino.eADVhttps://649f0180a45c9b9ed661c1540f150427.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-40/html/container.html
“Aveva una Fede forte e una fiducia in Dio senza fine. Ha vissuto il dolore con grande dignità, senza voler pesare su nessuno ma soprattutto senza chiudersi in se stessa. Tutto ciò mi lasciava perplesso e affascinato. Io avevo avuto modo di conoscerla meglio durante un pellegrinaggio a Lourdes nel 2002. Ricordo ancora la sua commozione appena giunti davanti alla grotta e la sua affabilità nella compagnia con gli altri pellegrini.
La consideravo una nonna a tutti gli effetti“. Continua don Di Renzo: “mi ripeteva spesso che ogni sera, che al termine della preghiera prima di dormire, recitava tre ave Maria: “una per me, una per Tony (suo amato nipote, figlio di Silvana) e una per te”. Amavo il suo sorriso, la sua volontà di non arrendersi al dolore; questa caratteristica si rifletteva chiaramente nella sua passione per la coltivazione dei fiori: nel giardino davanti casa ne aveva tanti, di tante specie, così che in primavera, estate e autunno ce ne fossero sempre.
Quando le ho detto che volevo entrare in seminario mi disse: “Se il Signore chiama ci devi andare”