Solo l’amore può trasfigurare
(Commento al Vangelo di don Gianni Carozza)
La trasfigurazione del vangelo trova il suo principio luminoso nell’amore che il Padre rivela verso il Figlio e nell’amore che Gesù rivela verso la missione che gli è stata affidata.
L’amore si fa luce. La luce si converte in bellezza.
Il compimento di questo prodigio avverrà il mattino di Pasqua quando la pienezza dell’amore crocifisso si convertirà nella luce trasfigurante della risurrezione.
Che senso può avere questo evento per noi che andiamo cercando di trasfigurare un po’ la nostra vita, soprattutto quando ci sembra insopportabilmente greve e opaca per l’accumularsi di troppe amarezze e delusioni?
Per rispondere a questa domanda bisogna mettersi in ascolto, come invita a fare la voce che esce dalla nube nel corso della trasfigurazione: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!».
Il vedere deve tradursi in ascolto e l’ascolto deve essere inteso nel senso biblico di docilità alla parola per cui da essa ci si lascia educare e formare.
Oggi quel Gesù che abbiamo contemplato nella luce sfavillante del suo essere trasfigurato potrebbe parlarci delle effervescenze di luce che vibrano sotto lo spessore opaco della nostra quotidianità e dello stretto legame che esiste tra amore e bellezza, tra donazione e trasfigurazione.
La vita è un continuo e difficile esodo all’ombra della morte. Se mai ci capita di godere di un momento insperato di beatitudine, come è successo ai tre discepoli sul monte, subito siamo trascinati verso la pianura e ricondotti all’esperienza abituale di pesantezza e di fatica.
Ma il Signore è presente a darci, anche nei momenti più bui, il sospetto della luce nascosta.