don gianni boezzi

L’audiovisivo della Trinità

(Commento al Vangelo di don Gianni Boezzi)

In questa domenica, «cerniera» fra il tempo di Natale e il tempo Ordinario, il nostro sguardo è invitato a posarsi decisamente e risolutamente su Gesù. È lui il grande protagonista delle due parti del breve Vangelo di oggi: è il protagonista/contenuto dell’annuncio del Battista (vv. 7-8), è il protagonista del segno epifanico del battesimo (vv. 9-11).

Sulla prima parte diciamo semplicemente che Giovanni fa il suo mestiere: prepara, annuncia al popolo in attesa che il Messia sta per venire, è dopo di lui perché è più forte di lui. È il riconoscimento, da parte dell’ultimo dei profeti, della realizzazione delle promesse del Primo Testamento. Giovanni fa il suo mestiere: si ritira, si toglie di mezzo, presenta il Messia e invita tutti a guardare a lui, diminuisce per far crescere Gesù.

Soffermiamoci sulla seconda parte che potremmo definire un audiovisivo ante litteram. L’evangelista Marco, stimola e coinvolge la vista e l’udito. Anzitutto la vista e l’udito di Gesù. È lui il protagonista assoluto: è lui che vede i cieli squarciati, è lui che vede scendere la colomba, segno dello Spirito Santo; ed è a lui che si rivolge la voce dal cielo per consacrarlo come il Figlio amato, sede della compiacenza del Padre.

Il Prefazio della festa di oggi ci spiega il senso dell’audio e del video di questo brano evangelico:
«Dal cielo hai fatto udire la tua voce, perché il mondo credesse che il tuo Verbo abitava in mezzo a noi»: la «voce» dal cielo è un appello alla fede del cristiano di tutti i tempi e ci raggiunge oggi, per confermare l’adesione al Verbo incarnato che abbiamo celebrato per tutto il tempo di Natale.

«Con lo Spirito che si posava su di lui come colomba hai consacrato Cristo tuo Servo con olio di letizia, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annuncio»: la visione dei cieli finalmente aperti e della colomba diventa un messaggio di speranza per tutti gli uomini, per i poveri soprattutto, che sono fatti destinatari dell’annuncio della liberazione.

In questa manifestazione «audiovisiva» del Battesimo al Giordano si scomoda tutta la Trinità: il Padre consacra, con il dono dello Spirito, il Figlio amato, Parola eterna del Padre. Diventa l’annuncio solenne e gioioso di un Dio che ha scelto di abitare in mezzo agli uomini. E noi restiamo solo ascoltatori e spettatori? In quel Figlio siamo figli anche noi, anche noi rinati dall’acqua e dallo Spirito; figli adottivi, ma non per questo meno figli, chiamati a vivere sempre nell’amore del Padre (colletta): è questo il dono che, nella preghiera, chiediamo oggi alla misericordia di Dio.

Chi è, allora, Gesù? Gesù è l’Amato: è questo il suo vero nome. È lì, in mezzo agli uomini, per dirci ogni momento che l’amore del Padre in noi è la nostra vera vocazione. Se siamo figli nel Figlio, siamo amati nell’Amato, per attingere ogni giorno «con gioia alle sorgenti della salvezza» (salmo responsoriale).

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