La messa a catechismo del secondo anno: la preparazione per la Liturgia
Come in un pranzo di nozze, nella liturgia, nulla è lasciato al caso tutto ha un significato e tutto preparato con cura
In ogni incontro di catechismo è bello e gioioso insieme ai bambini immergersi nella Parola ed è anche arricchente condividere il percorso con i genitori dei bambini. Ogni mamma, nessuna esclusa porta il suo amore in ciò che viene invitato a fare. Ed è bello avere la consapevolezza anche del sacrificio che fanno nel preparare ciò che il loro cuore suggerisce con gli impegni di lavoro e/o di accudimento delle persone care.
Ogni loro intervento nessuno escluso ha il profumo di una intuizione dello Spirito Santo. Io non faccio altro che inviare loro in anticipo il contenuto di ciò che condivideremo con i bambini e poi propongo sia di guidare l’incontro se se la sentono e sia di curare il momento ludico secondo ciò che ispira il loro cuore. Finora ognuno ha risposto con grande creatività (alfabequiz e rebus ideati e scritti da loro stessi su dei cartelloni, testimonianze di vita su particolari aneddoti,…)
L’ultimo genitore ha trascritto a mano una sintesi delle storie di alcuni santi accompagnati da dei disegni che li raffiguravano. A conclusione del racconto su una sintesi su come preparare la liturgia con grande semplicità, la mamma ha letto il contenuto di queste sintesi e i bambini tutti in ascolto nel frattempo che seguivano sul cartellone, nessuno escluso. Anche se di lì a qualche giorno sarebbe stata la solennità di Ognissanti non avevo previsto di parlarne perché già proposto al primo anno. Ma il Signore ha voluto ispirare questa mamma con qualcosa di breve, conciso ed efficace che ha richiesto solo alcuni minuti.
Dopo questa premessa continuiamo con gioia il percorso di incontro di noi tutti con qualcosa di sublime e reale, protagonista degli incontri di catechismo in preparazione alla prima comunione: la liturgia.
Il passo che ha anticipato l’incontro è il Vangelo di Luca 12:22-31
22 Poi disse ai discepoli: «Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. 23 La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24 Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! 25 Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 26 Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? 27 Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 28 Se dunque Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? 29 Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: 30 di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31 Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta. (Anche Matteo 6, 25-34)
Spesso abbiamo tanti doni e così tanto nella vita e diamo tutto per scontato e ci accorgiamo di ciò che abbiamo in situazioni particolari e/o quando ci vengono a mancare.
Nel brano di Vangelo che abbiamo letto oltre a contenere un insegnamento di vita incredibile (a volte ci preoccupiamo di tante cose eppure non siamo in gradi aggiungere una sola ora alla nostra vita) contiene una frase molto particolare e cui vogliamo far riferimento ossia “Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro”. Se proviamo ad analizzare nel dettaglio (sarebbe bello con un microscopio) ossia la forma, i colori, ogni singolo filamento, il profumo e di tanti particolari ci possiamo accorgere di quanta cura con cui il Signore l’ha pensata e creata. È come se fosse un’opera d’arte di inestimabile bellezza.
Nulla è paragonabile alle opere di Dio ma possiamo scorgere una piccola similitudine: la stessa cura con cui il Signore ha pensato e creato quel giglio è la stessa cura con cui viene preparata la liturgia.
È come quando veniamo invitati a pranzo e ci gustiamo un pranzo prelibato con persone a cui vogliamo bene e quando dobbiamo tornare a casa pensiamo: “sono felice per ciò che ho vissuto”. Abbiamo gustato cibi succulenti ma non conosciamo tutto l’impegno, il tempo, le spese e soprattutto l’amore di chi ci ha invitati, dall’istante stesso in cui è nato nel suo cuore il desiderio di invitarci. “Ho voglia di invitare il mio amico/mio figlio/nipote/fratello//sorella…(metteteci ognuno il vostro nome). So che a lui/lei piace…rassetto casa in modo che tutto sia bello e accogliente…”
È così anche nella messa, nulla è lasciato al caso: tutto è preparato in un certo modo ed è tutto scritto nell’ ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO, in cui è scritto anche come preparare la liturgia.
Se pensiamo che in tutto il mondo riviviamo tutti la stessa cosa è come se fossimo tutti contemporaneamente connessi su un unico canale Youtube/tv: immaginiamo che in tv c’è il nostro programma preferito e tutto il mondo sta guardando la stessa cosa. Non vi fa venire i brividi che milioni e milioni di persone stanno facendo la stessa cosa? E in un certo senso così succede anche nella liturgia.
In un giorno di festa, è molto diffuso mettere una tovaglia bella, apparecchiare con i piatti, i bicchieri e le posate più pregiate. A Natale o in una festa di compleanno non fanno forse così le vostre mamme o le nonne? E voi non indossate i vestiti della festa? Così accade a messa.
Prima che inizia la messa l’altare è coperto da una tovaglia bianca con sopra o a fianco la croce e i candelabri o almeno due ceri ossia grosse candele.
E se ci fate caso vicino all’altare non mancano mai dei fiori freschi, che possiamo paragonare al bouquet di una sposa.
Su una credenza o su una mensola si preparano vasi e lini che verranno utilizzati solo nel momento della consacrazione ossia il momento in cui il sacerdote ripetendo le parole dell’ultima cena di Gesù ci aiuta a rivivere quello stesso istante. All’inizio della Liturgia Eucaristica si pongono sull’altare i vasi sacri (il calice solo se vuoto, la patena e, eventualmente, la pisside), i lini (corporale, purificatoio e palla) e i libri sacri (Messale).
Anche il sacerdote indossa degli abiti diversi che si distinguono da quelli di tutti i giorni proprio per sottolineare l’ide adi una grande festa in cui si mette l’abito più bello. E a ogni capo che il sacerdote indossa nel mentre pronuncia delle preghiere particolari.
- L’amitto (il primo abito a essere indossato) è un panno rettangolare o quadrato solitamente di colore bianco, da mettere intorno al collo e alla vita grazie ai nastri in tessuto. Rappresenta una sorta di protezione dal male e dalle tentazioni. La preghiera prevista recita infatti: Impone, Domine, capiti meo galeam salutis, ad expugnandos diabolicos incursus. (Imponi, Signore, sul mio capo l’elmo della salvezza, per sconfiggere gli assa\lti diabolici).
- Il camice o l’alba è una veste bianca, simbolo di purezza e santità, con maniche lunghe che copre tutto il corpo, fino ad arrivare alle caviglie. È il capo che accomuna tutti gli officianti, non solo il sacerdote celebrante, ma tutti coloro i quali partecipano alla liturgia. Il camice viene indossato sopra l’amitto pregando: Purificami, Signore, e monda il mio cuore, perché purificato nel Sangue dell’Agnello, io goda degli eterni gaudi.
- Il cingolo, una cintura di stoffa che stringe il camice. In genere è di colore bianco ma può variare in base al colore liturgico del giorno. Il cingolo simboleggia la virtù di saper dominare se stessi. Durante la vestizione il prete ricorda San Paolo dicendo: Cingimi, Signore, con il cingolo della purezza e prosciuga nel mio corpo la linfa della dissolutezza, affinché rimanga in me la virtù della continenza e della castità.
- La stola è una sciarpa di stoffa lunga tra i 200 e i 250 centimetri, ornata da tre croci, e simboleggia il dolce giogo di Gesù. Si tratta di un capo che in genere viene indossato dal vescovo e che può assumere colori diversi in base al calendario liturgico. La stola sacerdotale è il paramento liturgico che contraddistingue il celebrante. Durante la vestizione il sacerdote prega: Restituiscimi, o Signore, la stola dell’immortalità, che persi a causa del peccato del primo padre; e per quanto accedo indegno al tuo sacro mistero, che io raggiunga ugualmente la gioia senza fine.
- La casula, anche definita pianeta, ovvero la veste che viene indossata sopra il camice accompagnata da questa preghiera: O Signore, che hai detto: Il mio gioco è soave e il mio carico è leggero: fa’ che io possa portare questa veste in modo da conseguire la tua grazia. Amen.
Anche i colori dei paramenti dei sacerdoti hanno un preciso significato:
- Oro: usato in sostituzione di qualunque altro colore liturgico durante tutto l’anno in caso di particolari motivi di solennità.
- Bianco: è il colore della luce, della vita, e viene usato in occasione del tempo natalizio e di Pasqua, nelle festività della Madonna e dei Santi non martiri.
- Rosaceo: usato solo nel rito romano in occasione della quarta domenica di Quaresima e della terza domenica di Avvento.
- Rosso: indica il sangue versato dai Martiri per difendere la propria fede e il dono dello Spirito Santo. Viene indossato il Venerdì Santo, la Domenica delle Palme, nella Pentecoste e nelle feste dei Santi Martiri.
- Verde: ricorda il rinnovamento della vita, la primavera, e simboleggia la giovinezza della Chiesa. Viene usato nel tempo ordinario.
- Viola: è il colore che indica la speranza e viene usato nel tempo dell’Avvento, in Quaresima e nella liturgia dei defunti.
Servizi da messa, o servizi da altare realizzati in tessuto, sono solitamente quattro pezzi coordinati tra loro:
- Corporale, è un panno di forma quadrata un po’rigida, usato ripiegato durante la celebrazione della Messa per coprire il calice. Durante l’Offertorio viene disteso sull’altare per accogliere su di sé la patena e il calice dell’Eucarestia. Poiché “sostiene” il corpo di Cristo ha assunto questo nome;
- Palla detta anche animetta, è un quadrato di stoffa, generalmente bianco, spesso inamidata, usata per coprire il calice, sopra il quale viene posato anche il corporale ripiegato, e la patena. In questo modo si evita che polvere o insetti vadano a contaminare il loro contenuto prima della Consacrazione;
- Asciugamano (o manutergio, è un asciugamano bianco rettangolare e di varie dimensioni, usato dal sacerdote prima della Messa e poi durante l’Offertorio per Lavanda delle mani;
- Purificatoio (è un rettangolo di stoffa, che può avere varie dimensioni. Viene utilizzato dal sacerdote durante la celebrazione liturgica per pulire la patena prima di appoggiarvi l’ostia, per pulire il calice prima di riempirlo e per asciugarlo alla fine della comunione, per asciugarsi le labbra dopo aver bevuto.
ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO
Cose da preparare
117. L’altare sia ricoperto da almeno una tovaglia bianca. In ogni celebrazione sull’altare, o accanto ad esso, si pongano almeno due candelabri con i ceri accesi, o anche quattro o sei, specialmente se si tratta della Messa domenicale o festiva di precetto; se celebra il Vescovo della diocesi, si usino sette candelabri. Inoltre, sull’altare, o vicino ad esso, si collochi la croce con l’immagine di Cristo crocifisso. I candelabri e la croce con l’immagine di Cristo crocifisso si possono portare nella processione di ingresso. Sopra l’altare si può collocare l’Evangeliario, distinto dal libro delle altre letture, a meno che non venga portato nella processione d’ingresso.
118. Si preparino pure:
a) accanto alla sede del sacerdote: il Messale e, se necessario, il libro dei canti;
b) sull’ambone: il Lezionario;
c) sopra la credenza: il calice, il corporale, il purificatoio e, secondo l’opportunità, la palla; la patena e le pissidi, se sono necessarie; il pane per la Comunione del sacerdote che presiede, dei diaconi, dei ministri e del popolo; le ampolle con il vino e l’acqua, a meno che tutte queste cose non vengano presentate dai fedeli all’offertorio; un vaso con l’acqua da benedire se si compie il rito dell’aspersione; il piattello per la Comunione dei fedeli; inoltre il necessario per lavarsi le mani.
Il calice sia lodevolmente ricoperto da un velo, che può essere o del colore del giorno o bianco.
119. In sagrestia, si preparino, secondo le varie forme di celebrazione, le vesti sacre (Cf. nn. 337-341) del sacerdote, del diacono e degli altri ministri:
a) per il sacerdote: camice, stola, casula o pianeta;
b) per il diacono: camice, stola e dalmatica; in caso però di necessità o di minor solennità, la dalmatica si può omettere;
c) per gli altri ministri: camici o altre vesti legittimamente approvate[96].
Tutti coloro che indossano il camice, usino il cingolo e l’amitto, a meno che per la forma stessa del camice non siano necessari.
Quando si fa la processione d’ingresso, vengano preparati anche l’Evangeliario; nelle domeniche e nelle feste, il turibolo e la navicella con l’incenso, se si usa l’incenso; la croce da portare in processione, i candelabri con le candele accese.