Ricordando Egidio Cilli

“Ho potuto realizzare con il sostegno e la collaborazione della mia famiglia.”

Egidio Cilli è uno di quegli uomini sansalvesi che ha accompagnato, con il suo commercio di cereali e di prodotti per l’agricoltura, l’attività dei contadini di questo territorio dal 1958. Tutt’ora nonostante i suoi 91 anni, compiuti l’unici marzo scorso, molti suoi clienti continuano a cercarlo per avere dei consigli. Il suo motto era “fai una risata e la sconti a soldi”, un modo per dire che il sorriso è lo strumento principe che fa arrivare anche il guadagno.

Ripropongo di seguito un’intervista rilasciatami da Egidio a maggio 2017.

Cosa ricordi della tua infanzia e del periodo della guerra?

Io sono nato nel 1926 qui a San Salvo. Del periodo della guerra non ho molti ricordi! Uno dei pochi particolari che più mi è rimasto impresso è che quando avvertivamo un pericolo ci ritrovavamo tutti in piazza.

Noi bambini eravamo abituati sin da subito a collaborare nel ménage familiare. Lavoravo tantissimo sin da piccolo nonostante l’importante angioma della mia mano destra con cui sono nato. Aiutavo papà nell’attività di commercializzazione e trasporto di animali e arrivavamo fino a Pescara e Roma con i precari mezzi di trasporto del tempo.

Quando hai deciso di commercializzare il grano e come si è evoluta poi la tua attività?


All’età di 23 anni, nel 1949, ho convinto mio padre ad aprire una macelleria in una stanza di casa nostra che si trovava sotto la vecchia Porte De La Terre. Ma era il dopoguerra e la gente non aveva soldi per comprare la carne.

Per tremila abitanti ‘c’erano solo tre macellerie e a volte ci dividevamo in una settimana un agnello da vendere in due. Dopo qualche anno, vedendo che non facevamo affari, ho avuto l’intuito di mettermi a commercializzare i cereali sempre nella stessa sede. Era tutto molto sacrificato soprattutto con lo stato della mia mano! Sulle mie spalle ho caricato quintali e quintali di cereali.

È stata un’attività che ha portato subito i suoi frutti e nei primi anni mi appoggiavo a Romondio Michele e D’Alò Adelmo che avevano un camioncino con cui trasportavo i cereali. Nell’arco di pochi anni sono riuscito a comprarmi un camioncino tutto mio e usufruivo dei servizi di quella che si chiamava la “carovana dei facchini” delle famiglie Di Filippantonio.

Erano in dieci e tutti fratelli. Facevano anche loro un lavoro molto pesante. Si ponevano vicino al carro dove c’era il grano appena mietuto, reggevano il sacco con le labbra e con le mani vi spingevano dentro il cereale.

Quando avevano messo almeno un quintale di prodotto, si caricavano i sacchi sulle spalle e le portavano dentro il camion salendo su un tavolaccio posto tra il bordo del camion e il terreno. Man mano sono arrivati i vari macchinari e con il tempo quel lavoro di facchinaggio si è trasformato completamente. Avendo a che fare con i contadini vedevo le loro esigenze e quindi ho cominciato a introdurre sempre nuovi prodotti: prima la farina confezionata comprata presso un mulino di Vasto che aveva già introdotto le etichette, pulcini, mangimi, alimentazione per gli animali, concimi e i primi anticrittogamici.

Sono riuscito con il tempo ad ampliare la sede e mi sono trasferito prima all’inizio di via Trignina, dove c’era una volta la Soget, poi ho venduto quella e ne ho costruito una più grande, alcuni metri più avanti sulla stessa strada e intorno al 2000 ho costruito il capannone in via Gargheta dove sussiste tutt’ora l’attività.

Tutto questo l’ho potuto realizzare con il sostegno e la collaborazione della mia famiglia. Innanzitutto mia moglie Maria Eleuterio con cui sono convolato a nozze il 4 gennaio del 1954 e dei nostri due figli, Vito nato nel 1955 e Luciano nel 1957. Ora che ho novantun anni anche se continuo ad andare tutti giorni al capannone sono i miei figli che continuano a portare avanti questa bella attività.

Hai dei clienti che ti sono rimasti nel cuore?


Tantissimi solo per nominarne qualcuno i fratelli Cesare e Gennaro Vicoli. Nonostante fossero ultraottantenni continuavano a essere nostri clienti e si caricavano sacchi di olive ancora sulle spalle per trasportarli dal trattore al nostro magazzino.

Quale è stata la cosa più bella di questo lavoro e quale la tua filosofia di “commercio”?


Posso dirti che davvero tutto mi è piaciuto e mi piace ancora. Ma in particolare il contatto con i contadini. Per carattere sono sempre stato molto allegro e gioviale e ciò ha reso ancora più bello quello che facevo. Il mio motto è sempre stato “fi ‘na rsat e li scunt’ a sold” (fai una risata e la sconti a soldi). È un modo per dire che con il sorriso arriva anche il guadagno.

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