“Gesù chiama a cose grandi: a prendere il largo”

Commento al Vangelo di don Andrea Manzone

La liturgia della Parola di questa domenica ci pone geograficamente in un luogo a noi sconosciuto, Zabulon e Neftali, la Galilea delle genti. La prima lettura la descrive come una terra umiliata, poiché invasa da molti popoli: a causa di ciò la Galilea viene appunto denominata “delle genti”, terra di commistione e di meticciato, radicalmente lontana dalla purezza di Gerusalemme e del Tempio. Una terra di confine, realtà a noi oggi molto familiare: viviamo in un tempo e in un luogo im-puro, pieno di lingue e di voci diverse, di popoli connessi e di lingue e culture intrecciate.

La Galilea però è anche un luogo geografico interiore: è il luogo in cui ci sentiamo più esposti, il luogo del confine, del non-chiaro. È molto interessante che Gesù abbia desiderato iniziare ma anche finire (cfr. Mt 28) il suo ministero pubblico in una terra del genere e non a Gerusalemme, nel Tempio. Per di più Gesù sceglie di camminare lungo il mare (in realtà il lago di Galiela) che per un popolo di pastori è il luogo infido e temibile per eccellenza; non raramente nella Scrittura esso simboleggia la morte.

Ma questo inizio è denso di simboli: Gesù si rivolge prima di tutto ad una coppia di fratelli, Simone e Andrea. Il Messia sceglie di ripartire dalla fraternità, relazione che si era spezzata appena dopo il peccato delle origini, con l’omicidio di Abele da parte di suo fratello Caino. La Bibbia è il libro delle fraternità spezzate: Esau e Giacobbe, Giuseppe e i suoi fratelli.

Gesù chiama i due fratelli (e poi i figli di Zebedeo) non per stravolgere il loro mestiere, anzi: essi dovranno mettere la loro arte piscatoria a servizio degli uomini e del Regno. Simone e Andrea stanno pescando “al largo”, ma non troppo: Gesù riesce a parlare loro. Giovanni e Giacomo stanno rassettando e riparando le reti, senza la possibilità di averne di nuove. La chiamata di Gesù interviene su entrambe le situazioni: Egli chiama a cose più grandi, chiama a prendere davvero il largo (Pietro arriverà in Italia!) e a rinnovare ciò che è vecchio e ormai inefficace (“Convertitevi”).

Ma la chiamata di fondo di Gesù è sempre e solo una, valida ieri come oggi e domani: egli non ci chiede di fare questo o quello, ma prima di tutto di andare dietro a Lui. È questo il primo compito del discepolo di Gesù: seguirlo, lasciare per ritrovare più di quanto si è abbandonato, restaurare e rinnovare la fraternità spezzata, liberarsi dalle reti relazionali e materiali per gettare reti salvifiche.

Questo è il Regno dei cieli che si sta avvicinando e che è già qui, possibile e presente.

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