“Riconoscere la Grazia per rendere grazie”
Commento al Vangelo di don Nicola Florio
“Grazie” è una parola che i nostri genitori ci hanno insegnato fin da quando eravamo piccoli. Una parola semplice, breve, che però esprime qualcosa di grande e di bello: la grandezza di un cuore che si sente raggiunto da un dono d’amore. Ci sono tante cose che non possiamo considerare né scontate, né dovute: un sorriso, un gesto di accoglienza, un segno di amicizia, un pensiero luminoso, un piccolo regalo sono doni che costellano di luce e di gioia la nostra esistenza. Mostrano affetto, attenzione, amore. Riconoscerli e apprezzarli ci spinge a dire grazie!
Il Vangelo di questa domenica (Lc 17,11-19) ci parla di dieci lebbrosi guariti da Gesù. A distanza, gridano il loro bisogno, riconoscono in Gesù qualcuno che può aiutarli: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi” (17,13).
Vivono una vita difficile: al dolore fisico è aggiunto quello degli affetti lontani (sono costretti a vivere isolati); lontani dagli uomini, si sentono abbandonati anche da Dio. Quante volte nella nostra vita ci sentiamo così! Loro hanno il coraggio di gridare, hanno il coraggio di riconoscersi bisognosi di cura e attenzione. E si rivolgono a Gesù.
“Andate a presentarvi ai sacerdoti” (17,14). Erano questi a dover attestare la guarigione. Ci si andava da guariti. Ma qui i lebbrosi sono ancora malati. Sono chiamati a comportarsi da guariti a guarigione non ancora avvenuta. Questi dieci uomini stanno rischiando quello che di fatto rischiamo anche noi ogni giorno: la delusione! Quante promesse non mantenute o aspettative tradite? C’è un mercato talmente grande di illusioni che ci disorienta e non ci aiuta a capire di chi poterci fidare. E questo ci porta ad aver paura di tutto e di tutti.
Questi dieci uomini si mettono nelle mani di un Altro con il convincimento profondo che non ci sarà un tradimento. Si fidano di Gesù, credono in Gesù. Dio non delude mai! Amici, questa è fede! L’attesa può essere lunga, ma Dio non delude mai! Anche noi, come loro, siamo chiamati a fidarci di Gesù. Loro sono chiamati a comportarsi da guariti pur essendo ancora malati; noi siamo chiamati a vivere da risorti, pur essendo ancora tanto terreni.
E il dono arriva: tutti e dieci vengono guariti. Possiamo immaginare la loro gioia, i loro abbracci ritrovati, la vita che riprende. E Gesù che gioisce “a distanza” per loro.
Uno di loro, un samaritano, sente il bisogno di tornare indietro per ringraziare il Signore. Non si accontenta del dono; vuole cominciare un rapporto con il donatore che darà una svolta alla sua vita. Tutti e dieci sono guariti, ma solo lui si salva; solo lui inizia una vita completamente nuova grazie all’incontro con Gesù. Gli altri tornano alla vita di sempre; lui inizia una vita nuova. Fa della sua vita un rendimento di grazie. Riconosce la grazia ricevuta, entra in relazione con Colui che ci fa grazia, rende grazie per tutto questo.
Ogni domenica noi celebriamo l’Eucaristia, il rendimento di grazie per eccellenza. Chiediamoci: quali sono i motivi che mi spingono a rendere grazie al Signore? So dire grazie?
Il Signore ci faccia riconoscere la sua grazia per imparare a rendere grazie.
don Nicola Florio