Il Papa: la fede non è una “ninna nanna”, ma un fuoco acceso per agire
Prima della preghiera dell’Angelus, Francesco ha sottolineato che, nel Vangelo di questa domenica, Gesù “ci invita a riaccendere la fiamma della fede” che non ci fa “evadere dalle sfide della vita” ma al contrario, attraverso la Parola di Dio, “accende un inquietudine che ci mette in cammino” e “sfida a uscire dall’individualismo, a vincere l’egoismo”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Gesù ci invita a “riaccendere la fiamma della fede” perché “non diventi una realtà secondaria” della nostra vita, o che ci fa evadere “dall’impegno nella Chiesa e nella società”. Il Vangelo infatti “è come il fuoco”, “riscalda con l’amore di Dio” e “vuole bruciare i nostri egoismi”, “non dispensa una falsa pace intimistica, ma accende un’inquietudine che ci mette in cammino”. Per questo la fede “non è una ‘ninna nanna’” ma “un fuoco acceso per farci stare desti e operosi”. Così Papa Francesco, prima della preghiera dell’Angelus, commenta dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico il Vangelo di questa XX domenica del tempo ordinario, e la frase di Gesù ai discepoli “che sempre ci colpisce e ci interroga”: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Il Vangelo “provoca al cambiamento e invita alla conversione”
Il Papa si domanda subito di quale fuoco stia parlando Gesù, che “è venuto a portare nel mondo il Vangelo”, la buona notizia dell’amore di Dio per ciascuno di noi. Ci sta dicendo, spiega, “che il Vangelo è come un fuoco, perché si tratta di un messaggio che, quando irrompe nella storia, brucia i vecchi equilibri del vivere, sfida a uscire dall’individualismo, a vincere l’egoismo”, passando “dalla schiavitù del peccato e della morte alla vita nuova del Risorto”.
Il Vangelo, cioè, non lascia le cose come stanno, quando passa ed è ascoltato e ricevuto, ma provoca al cambiamento e invita alla conversione. Non dispensa una falsa pace intimistica, ma accende un’inquietudine che ci mette in cammino, ci spinge ad aprirci a Dio e ai fratelli. È proprio come il fuoco: mentre ci riscalda con l’amore di Dio, vuole bruciare i nostri egoismi, illuminare i lati oscuri della vita – tutti ne abbiamo, eh – consumare i falsi idoli che ci rendono schiavi.
papa Francesco all’Angelus di questa domenica
La potenza del fuoco dell’amore di Dio in Gesù
Come molti profeti biblici, e Francesco cita Elia e a Geremia, “Gesù è acceso dal fuoco dell’amore di Dio e, per farlo divampare nel mondo, si spende in prima persona, amando fino alla fine”, fino alla morte di croce. Perché “è ricolmo di Spirito Santo, che è paragonato al fuoco, e con la sua luce e la sua forza svela il volto misericordioso di Dio”, donando speranza “a quanti sono considerati perduti,” abbattendo “le barriere dell’emarginazione”, guarendo “le ferite del corpo e dell’anima”, e rinnovando “una religiosità ridotta a pratiche esteriori”. Per questo, aggiunge il Pontefice, “è fuoco: cambia, purifica”. Che significato ha, si domanda, questa parola per noi oggi?
Ci invita a riaccendere la fiamma della fede, perché essa non diventi una realtà secondaria, o un mezzo di benessere individuale, che ci fa evadere dalle sfide della vita e dall’impegno nella Chiesa e nella società.
La fede in Dio ci rassicura “per permetterci di agire”
E citando il cardinale e teologo gesuita Henri de Lubac, Papa Francesco ricorda che la fede in Dio “ci rassicura, ma non come vorremmo noi: cioè non per procurarci un’illusione paralizzante o una soddisfazione beata, ma per permetterci di agire”.
La fede, insomma, non è una “ninna nanna” che ci culla per farci addormentare, ma un fuoco acceso per farci stare desti e operosi anche nella notte!
Fedeli salesiani in piazza San Pietro
La fede accende in noi il fuoco della testimonianza?
La nostra riflessione personale, allora, per il Papa, dovrebbe essere: “Sono appassionato al Vangelo? Lo leggo spesso? Lo porto con me?” La mia fede “mi pone in una tranquillità beata oppure accende in me il fuoco della testimonianza?”. Domande da farci anche come Chiesa:
Nelle nostre comunità, ardono il fuoco dello Spirito, la passione per la preghiera e per la carità, la gioia della fede, oppure ci trasciniamo nella stanchezza e nell’abitudine, con la faccia smorta e il lamento sulle labbra, e le chiacchiere ogni giorno?
“Gettare” nel mondo un fuoco che “fa bella la vita”
L’invito finale di Francesco è a verificarsi su questo, per poter poi dire come Gesù: “Siamo accesi del fuoco dell’amore di Dio e vogliamo ‘gettarlo’ nel mondo, portarlo a tutti, perché ciascuno scopra la tenerezza del Padre e sperimenti la gioia di Gesù, che allarga il cuore e fa bella la vita”. Che la Vergine Maria, è la sua preghiera, “che ha accolto il fuoco dello Spirito Santo, interceda per noi”.