Iolanda, una nonna esemplare: ha cresciuto i nipoti a pane e parabole
Anche per il non credente il Vangelo contiene degli insegnamenti pratici di vita trasversali applicabili in ogni ambito (lavorativo, sociale, culturale e sportivo, economico). L’uomo che “vive” il Vangelo è un uomo sereno/felice non perché non ha problemi ma perché porta con sé un bagaglio particolare, un quid in più ed è capace di essere una goccia preziosa in mezzo al mare in tempesta.
Iolanda Di Gregorio era una donna, moglie, mamma e nonna sansalvese che aveva una piena coscienza di quanto il Vangelo potesse essere importante non solo per la sua vita ma anche per i suoi figli e nipoti. Ecco un’intervista fatta nel novembre del 2018.
Mi racconti della tua infanzia?
Io ho la licenza della quinta elementare. Fino alla terza elementare la mia maestra è stata Carmela Sacchetti, una donna estremamente religiosa, poi divenuta suora, che raccontandoci le storie dei santi e invitandoci a pregare almeno 5 minuti al giorno in ginocchio ci ha trasmesso una grande fede che mi ha accompagnato e mi accompagna ancora. Non ricordo se era di Vasto o di Montenero. Io ad altre amiche tra cui Maria Di Iorio cominciammo a vivere presto questa grande fede frequentando assiduamente la parrocchia e i sacramenti e quando potevamo andavamo a fare visita agli ammalati e a portare qualcosa ai bisognosi. Molti compaesani ci criticavano per queste opere di carità e insinuavano che non eravamo delle brave ragazze. Sono sempre stata molto devota al Sacro Cuore di Gesù. Appena finite le elementari i miei genitori mi hanno mandata da Angiolina Napolitano (la “mastra”) affinché imparassi a cucire, ricamare e a fare l’uncinetto.
Mi parli della tua vita matrimoniale?
Ho conosciuto mio marito Giuseppe Bruno a una corsa campestre. Già ci conoscevamo di vista perché, per andare dalla sarta, passavo sempre davanti alla sua barberia in centro, lì dove oggi c’è il bar di mio figlio Giovanni. Quel giorno scoccò una scintilla. A 18 anni mi sono sposata e nel 1937 è nata la nostra prima figlia Rosa e due anni dopo è arrivato Giovanni. Una terza figlia morì a soli tre giorni di vita. Di lì a poco scoppiò la seconda guerra mondiale e mio marito fu chiamato al fronte e rimase prigioniero di guerra in Albania per diverso tempo. Gli scrivevo e pregavo notte e giorno affinché tornasse a casa sano e salvo. Per vivere e crescere i miei figli, lavoravo un pezzo di terra che mi aveva dato mia mamma e stavo a casa della nonna di mio marito. Avevo una gran paura dei bombardamenti, andavano a rifugiarci in una masseria a Cupello o, se non facevano in tempo, in cantina sotto casa. Finita la guerra mio marito è tornato a casa e ha ripreso il suo lavoro di barbiere. Il 20 ottobre del 1992 è venuto a mancare.
Qual’è stato il momento più bello e quello più triste della tua vita?
Il più bello quando ho conosciuto mio marito e il più triste quando è morto. Avevo una carissima amica, Maria Di Iorio con cui ho condiviso tanti momenti belli. Ho sempre pregato e questo mi ha aiutato ad avere anche un bel rapporto con tutti.
Curiosità su nonna Iolanda raccontate da una delle sue nipoti:
E’ una donna a cui piace curarsi, adopera la sua crema Kaloderma ogni mattina. Ha cresciuto noi nipoti a pane e parabole, no fiabe, perché è estremamente religiosa e rispettosa delle festività e delle tradizioni. Quando era in forze ammassava le ndrocchie, i fusilli col ferro quadrato e un suo piatto forte era “le testine d’agnello al forno con le patate” che preparava con tanta cura. A Pasqua, insieme alla sua amica Maria preparava pupe, cavalli, cuori e fiadoni di formaggio. Andava sempre a dare una mano, in onore di San Vitale, a preparare le sagnitelle e taralli. Era molto legata alla sorella zia Vitalina del cinema Odeon con la quale andava a fare la spesa al mercato e a messa.