“Grazie papà per l’esempio che ci hai dato”
Mia mamma diceva sempre “La vita dura quanto una fumata di sigaretta” per esprimere quanto, questa, per lunga possa essere, è sempre breve. Ce ne accorgiamo noi stessi quando ci guardiamo giusto un pochino indietro e notiamo quanto il tempo trascorra inesorabile. Eppure il dono della vita resta qualcosa di indescrivibilmente meravigliosa e di noi ciò che resterà veramente sarà quanto avremo amato coloro che siamo chiamati ad amare nel nostro quotidiano, siano in essi in famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle nostre strade, nei nostri ambienti di svago, di volontariato, parrocchia e simili
In particolare l’amore di un papà per i figli si incarna nei figli stessi. Questa è la lettera di Massimo e Danilo per il loro papà Mario Giuliani il cui ritorno alla Casa del Padre è stato celebrato il 20 aprile scorso nella chiesa di San Giuseppe a San Salvo.
“Grazie papà per l’esempio che ci hai dato, quello di una persona col senso della famiglia, sempre a tuo agio in ogni situazione, in ogni fase della vita, sei stato un eterno giovanotto curioso. Tu che non sei mai stato con le mani in mano, né quando hai girato tanti posti nel mondo per lavoro, né tantomeno in pensione, in cui ti sei reinventato tuttofare.
Non le hai mai mandate a dire, forse esagerando qualche volta, o forse no.
Sei sempre accorso in aiuto dei tuoi figli, esaudendo tutte le nostre richieste e molto spesso, da bravo marito, anche quelle di mamma; sempre pronto a cercare soluzioni tecniche e poi, soprattutto, a metterle in pratica.
Tu, gran compagnone con le persone che ti piacevano, ti sei sempre destreggiato con tutti, anche in mezzo ai più giovani, ai quali sei sempre piaciuto. Era facile intuirlo dai commenti, dagli sguardi di essi, dal sorriso dei miei amici quando mi chiedevano di te, dai volti divertiti dei nipoti, dai saluti che ti mandavano affettuosamente i tuoi ex colleghi, quando li incontravo.
Sicuramente una vita di soddisfazioni la tua, e non mi sbaglio se ritengo che tu te le sia guadagnate queste soddisfazioni.
La tua tempra si è vista anche in quest’ultimo difficile periodo, che è durato qualche anno. Non ti sei abbattuto nemmeno quando hai iniziato a girare per ospedali. Anche in quel caso eri a tuo agio, fiducioso nei dottori, curioso e socievole con gli infermieri ed i compagni di stanza.
Dove hai trovato tutta questa fiducia e questa forza, papà?
Anche quando alla fine la situazione ha iniziato ad essere un po’ disperata, tu non ce l’hai fatto pesare. La settimana scorsa ci hai chiesto di voler essere ricoverato. Nonostante ciò avremmo voluto riaverti qualche giorno a casa perché, alle loro condizioni, non ci era proprio possibile visitarti.
Ci abbiamo provato ma non ce l’abbiamo fatta, non abbiamo fatto in tempo…… scusaci di questo papà.
Sei stato più veloce di noi, come alla guida, in cui ci hai sempre battuto.
Spero solo che negli ultimissimi giorni della tua grande sofferenza, qualche infermiere o dottore gentile, come tanti che hai trovato sul tuo cammino, abbiano avuto una parola di conforto al posto nostro, così, anche per dare un barlume di normalità a quelle giornate in ospedale.
Ci siamo voluti bene.
Ciao papà.