Francesco inizia un ciclo di catechesi su San Giuseppe, “uomo di cui si fida il cielo”
All’udienza generale, il Papa ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi dedicato allo sposo di Maria e padre terreno di Gesù. La scelta di Betlemme e Nazaret, ha spiegato, dice che “la periferia e la marginalità sono predilette da Dio”. Ed ha proposto una nuova preghiera a San Giuseppe: “Aiutaci a preferire ciò che il mondo scarta”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La Chiesa riparta da Betlemme e da Nazaret, recuperi lo sguardo “su ciò che il mondo ignora volutamente”, sulle periferie geografiche ed esistenziali, e la “capacità di discernere e valutare l’essenziale”, imparando da San Giuseppe “a dare importanza a ciò che gli altri scartano”. Papa Francesco inizia in Aula Paolo VI un nuovo ciclo di catechesi per l’udienza generale e lo dedica al padre terreno di Gesù, patrono della Chiesa universale, che in questo tempo “segnato da una crisi globale” può esserci “di sostegno, di conforto e di guida”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)LEGGI ANCHE08/12/2020
L’anno dedicato a San Giuseppe e la Lettera apostolica Patris corde
Nell’anno speciale dedicato a San Giuseppe, a 150 anni dalla sua proclamazione a patrono della Chiesa, e dopo la Lettera apostolica Patris corde, il Papa torna così ad indicare a tutti l’esempio e la testimonianza dello sposo di Maria, al quale è molto devoto fin dalla giovinezza. Nella messa di inizio del suo pontificato, proprio nella festa di san Giuseppe, Francesco ha dedicato l’omelia alla sua missione di custode di Maria, di Gesù e della Chiesa.
Papa Francesco accarezza una bambina all’udienza generale in Aula Paolo VI
La sua grande fiducia nella provvidenza di Dio
Nella prima catechesi del nuovo ciclo, il Pontefice si sofferma sull’ambiente in cui è vissuto Giuseppe. Il suo nome, ricorda, in ebraico significa “Dio accresca, Dio faccia crescere”, un augurio, una benedizione fondata sulla fiducia nella provvidenza di Dio “e riferita specialmente alla fecondità e alla crescita dei figli”. Ed è questo “un aspetto essenziale della personalità di Giuseppe di Nazaret”.
Egli è un uomo pieno di fede nella sua provvidenza: crede nella provvidenza di Dio, ha fede nella provvidenza di Dio. Ogni sua azione narrata dal Vangelo è dettata dalla certezza che Dio “fa crescere”, che Dio “aumenta”, che Dio “aggiunge”, cioè che Dio provvede a mandare avanti il suo disegno di salvezza.
E, in questo, sottolinea Papa Francesco, Giuseppe di Nazaret “assomiglia molto a Giuseppe d’Egitto”, il figlio di Giacobbe e di Rachele, “che da schiavo diventa la seconda persona più importante in Egitto dopo il faraone”.LEGGI ANCHE08/12/2020
Per la sua incarnazione Gesù sceglie due villaggi periferici
Ma la figura di Giuseppe si può comprendere soprattutto guardando a Betlemme e Nazaret. Betlemme significa “Casa del pane” in ebraico, mentre in arabo “Casa della carne”, “probabilmente per la grande quantità di greggi di pecore e capre presenti nella zona”. Alla luce della vicenda di Gesù, prosegue il Papa, “queste allusioni al pane e alla carne rimandano al mistero eucaristico: Gesù è il pane vivo disceso dal cielo”. E Betlemme, che il profeta Michea definisce “così piccola per essere tra i villaggi di Giuda” è scelta dal Figlio di Dio, con Nazaret come luogo della sua incarnazione, non Gerusalemme. “Due villaggi periferici, lontani dai clamori della cronaca e del potere del tempo”. Eppure Gerusalemme era la città amata dal Signore, la “città santa”, scelta da Dio per abitarvi. Ecco perché, chiarisce Francesco, “la scelta di Betlemme e Nazaret ci dice che la periferia e la marginalità sono predilette da Dio”.
Gesù non nacque a Gerusalemme con tutta la corte …no: nacque in una periferia e ha fatto la sua vita, fino a 30 anni, in quella periferia, facendo il falegname, come Giuseppe. Per Gesù, le periferie e le marginalità sono predilette.