“Gesù guarda oltre le apparenze”

Commento al Vangelo di don Simone Calabria

La liturgia di oggi ci presenta la generosità di due vedove.

“Il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. 

La vedova di Sarèpta di Sidone accetta di condividere con il profeta Elia il poco che possiede e quello che le è rimasto per vivere per lei e per suo figlio. Come possiamo non stupirci di fronte alla fede di questa povera vedova! Si fida di Dio e a Lui affida il suo bisogno di vivere. La vita di ognuno di noi è una vita ricevuta, un dono che genera lo stupore di essere ricordato, amato, curato da Dio. Lo stupore di essere preziosi davanti ai suoi occhi. È un Dio, questo, che si prende cura di noi, che non ci abbandona mai, che non vuole la morte, ma ama la vita.

Gesù disse loro: «Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Gesù, durante tutta la sua predicazione, ha sempre mostrato una predilezione particolare per le donne sole. Ora affida al gesto nascosto di una donna il compito di trasmettere il suo messaggio. La prima scena è affollata di personaggi che hanno lo spettacolo nel sangue: passeggiano in lunghe vesti, amano i primi posti, essere riveriti per strada.

Il Vangelo vi contrappone la seconda scena. Seduto davanti al tesoro del tempio Gesù osservava «come» e non «quanto» la gente offriva. I ricchi gettavano molte monete, “Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine”. Gesù se n’è accorto; chiama a sé i discepoli e offre la sua lettura spiazzante e liberante: “questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri”. Gesù non bada alla quantità di denaro ma al come viene donato (con il cuore).

È difficile capire il gesto di questa povera vedova del Vangelo se la fede non ci illumina la mente; al nostro modo di ragionare quell’offerta, due spiccioli, appare proprio un gesto inutile, banale, una scelta che contraddice le più semplici regole di un sano buonsenso.

Il motivo vero e ultimo per cui Gesù esalta il gesto della donna è nelle parole: «Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto che aveva per vivere».

Questa vedova, nel suo rapporto con Dio, ha gettato più di tutti gli altri, ha impegnato se stessa, la sua persona e la sua vita. 

Dice una preghiera liturgica: «Nella semplicità del mio cuore lietamente ti ho dato tutto». Cosa vuol dire «dare tutto»? E come nasce questo desiderio di «dare tutto», di uscire dai binari del buonsenso che, alla fine, coincide sempre e soltanto con la presuntuosa e stolta affermazione di sé? Nasce dallo stupore di essere guardati di nuovo da Gesù.

Il suo amore ci precede, il suo sguardo anticipa le nostre necessità.

Egli sa vedere oltre le apparenze, le categorie sociali a cui apparteniamo, al di là del peccato, del fallimento. 

Egli vede quella dignità di figli, che tutti abbiamo, a volte sporcata dal peccato, ma sempre presente nel profondo della nostra anima.

Egli è venuto proprio a cercare tutti coloro che si sentono indegni di Dio, indegni degli altri. Lasciamoci guardare da Gesù, come ha fatto anche con la vedova, lasciamo che il suo sguardo percorra le nostre strade, lasciamo che il suo sguardo ci riporti la gioia, la speranza, la gioia della vita, la gioia del cuore, l’essere liberi da ogni ricchezza. Amen.

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